I compari danno sempre una mano ai compari, soprattutto se sono in difficoltà perché braccati dagli “sbirri”. L’appoggio ai latitanti è una regola sacra nella ’ndrangheta e Francesco Trunfio ha spiegato, ieri, davanti al collegio del Tribunale di Palmi, come il gruppo Mazzaferro garantisse la latitanza di Giuseppe Crea, pezzo da novanta dell’omonimo clan di Rizziconi.
Il racconto del giovane collaboratore di giustizia di Gioia Tauro parte da un invito a una “mangiata” nella masseria di Girolamo Mazzaferro, base logistica del gruppo che fa capo alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. Il principale invitato a quel convivio di ’ndranghetisti è compare Peppe Crea, in quel momento uno dei ricercati più pericolosi inseriti nella lista del Ministero dell’Interno. Trunfio, condannato a 14 anni e 8 mesi in primo grado nel processo alla cosca Piromalli denominato “Provvidenza”, si è pentito a metà dicembre scorso.
Uno di verbali è dedicato alla protezione dei latitanti, acquisito nel processo “Spazio di libertà”, procedimento della Dda reggina contro i presunti fiancheggiatori di Crea e del boss ergastolano di Oppido Mamertina Giuseppe Ferraro. E per questo motivo, ieri Trunfio è stato chiamato a testimoniare.
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