Il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio assieme agli altri 25 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata "Xenia" sulla gestione dei migranti a Riace.
La decisione è stata letta dal Gup del Tribunale di Locri Amelia Monteleone dopo sette ore di camera di consiglio. Il processo è stato fissato per l’11 giugno prossimo a Locri.
Lucano e le altre persone per le quali è stato chiesto il processo sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed abuso d'ufficio.
Neanche questa mattina, così come nei precedenti tre giorni in cui si era svolta l'udienza, era presente Mimmo Lucano. L'ultimo a parlare, prima che il gup si ritirasse in camera di consiglio, era stato l'avvocato Andrea Daqua, difensore, insieme ad Antonio Mazzone, di Lucano e della compagna straniera del primo cittadino sospeso, Tesfahun Lemlem. Per entrambi, Daqua, aveva chiesto al gup di Locri il non luogo a procedere.
A Lucano, ancora sottoposto al provvedimento di divieto di dimora a Riace, e alle altre 25 persone rinviate a giudizio, l’accusa contesta, a vario titolo, i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio.
Nessuno degli indagati era presente in aula alla lettura del dispositivo da parte del Gup, così come era accaduto anche nelle cinque giornate di udienza.
L’avvocato Andrea Daqua difensore di Lucano e della compagna straniera Tesfahun Lemlem, insieme al collega Antonio Mazzone, prima che il gup Monteleone si ritirasse in camera di consiglio aveva chiesto per entrambi il non luogo a procedere.
Lucano, al terzo mandato come primo cittadino di Riace, comune della Locride diventato modello per l’accoglienza dei migranti, proprio nell’ambito dell’operazione Xenia della Procura di Locri, il 2 ottobre, era dapprima stato posto agli arresti domiciliari, misura poi trasformata nel divieto di dimora a Riace.
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