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Processo "Tipografic", stangate ai clan di Gioiosa e Brancaleone: 21 condanne e 15 assoluzioni

Si è concluso con 21 condanne, 15 assoluzioni e una prescrizione il primo grado del processo “Tipografic” che si è svolto con il rito ordinario. Dopo tre giorni di camera di consiglio il Tribunale di Locri ha disposto condanne a complessivi 140 anni di reclusione e 190 mila euro di multa, rispetto a 4 secoli di carcere e circa mezzo milione di euro chiesti dalla Procura. Le condanne vanno da un minimo di uno a un massimo di 25 anni di reclusione.

La Procura antimafia reggina contestava a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito con l'aggravante del metodo mafioso, ed altro. Gli imputati sono residenti fra Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa e in minima parte Siderno.

La maxioperazione “Tipografic” è anche chiamata “Acero bis” o “Millepiedi” ed è stata eseguita congiuntamente dai militari della Guardia di finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e dai carabinieri del Ros, del comando provinciale e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria”, coordinati dalla Dda reggina.

La maxi inchiesta partì dalla denuncia di un piccolo imprenditore gioiosano che nel 2009 chiese un prestito e finì preda degli usurai. Gli investigatori ritennero di individuare tassi usurari fino al 15% mensile, e dal 40% a circa il 500% annuo, cifre insostenibili che hanno portato alla disperazione il debitore, oggi testimone di giustizia che è stato sentito nel corso del dibattimento ed è stato, ritenuto credibile anche dai giudici che hanno disposto in suo favore il riconoscimento dei danni.

Tra i reati contestati dalla Dda ad alcuni imputati c'è l'appartenenza al “Crimine”, nella sua articolazione della “locale” di Gioiosa Jonica, che secondo l'accusa sarebbe articolata in più componenti criminose suddivise per territorio, quali la ‘ndrina di Gioiosa “centro”, quella di contrada Prisdarello, quella della zona di “Giardini”, quella della zona di Bemagallo e quella di Martone. Il reato associativo non è stato riconosciuto per alcuni imputati che sono stati assolti, il defunto Giuseppe Lupoi, ritenuto dall'accusa al vertice della ‘ndrina di Prisdarello, tesi contro la quale ha concluso l'avvocato Leone Fonte, che insieme all'avvocato Putrino ha ottenuto l'assoluzione anche per Pasquale Zavaglia, a sua volta accusato di essere al vertice della ‘ndrina di Bemagallo. Per gli altri imputati assolti sono intervenuti gli avvocati Minniti, Furfaro, Misaggi, Rodinò, Iaria e Albanese.

Il tribunale ha riconosciuto il risarcimento dei danni per la Regione, il Comune di Gioiosa Jonica, l'associazione “La verità vive onlus”, la fondazione antiusura “Interesse Uomo” e altri soggetti privati.

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