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Lo sbarco in Normandia della 'ndrangheta: i retroscena del blitz contro i Bellocco di Rosarno

Lo sbarco delle ’ndrine in Normandia. Se Gioia Tauro resta la principale porta d’accesso della coca sudamericana malgrado i serrati controlli delle forze dell’ordine, i clan sentono comunque la necessità di diversificare le rotte. Un’esigenza confermata da numerose inchieste giudiziarie e ribadita adesso dall’operazione “Magma”, la recente retata che ha disarticolato la cosca Bellocco di Rosarno.

Di piani per il trasporti d’ingenti carichi di stupefacenti parlano alcuni indagati di spessore: il rosarnese Carmelo Aglioti, che secondo la Dda di Reggio si occupava dei rapporti con i sudamericani ed avrebbe effettuato più viaggi intercontinentali per organizzare importazioni di coca, Giovanni Di Pietro, alias Massimo Pertini, romano rifugiatosi in Argentina dopo le accuse di coinvolgimento in un sequestro, successivamente sfociato in omicidio.

Le conversazioni captate dagli inquirenti e riportate nell'ordinanza di custodia cautelare sono emblematiche: «Vedi, guarda qua! II porto che abbiamo noi... guarda qui, la Francia, Le Havre, qua, porto di Le Havre... no di qua, di qua! Questo qui è buono! Il porto di Le Havre è buono! Qui è pericoloso... Amsterdam, quella zona lì. Amburgo, Amsterdam, lì è pericoloso, ma Le Havre no. A Le Havre siamo coperti... in Francia, in Normandia Lì siamo coperti. Lì abbiamo la gente che ci lavora già. Io ho dei fogli con tutti i ... gli scali dei container, qui. Questo me l'hanno dato due giorni prima che io partissi, Massimo». In un’altra circostanza, Aglioti aggiunge ulteriori elementi: «Mi hanno detto due francesi: se voi mandate la roba là, dalla Francia, ve l'assicuriamo noi che la portiamo via dal porto! Al 100%... dal porto di Le Havre, dal porto internazionale di Le Havre. Quindi hanno due porti sicuri in questo momento, Gioia Tauro...».

Una volta ricevuta conferma della spedizione dello stupefacente, un emissario dell'organizzazione sarebbe partito alla volta di Santo Domingo al fine di sovrintendere alle operazioni di imbarco che sarebbero dovute avvenire in loco. Proprio Santo Domingo sarebbe utilizzato come snodo per imbarcare su navi in partenza alla volta di Gioia Tauro o Le Havre i carichi di cocaina provenienti dal porto di Santa Marta in Colombia. «Allora, domani parte uno per Santo Domingo... da Santo Domingo parte, Massimo Da Santo Domingo, cargo... domani parte uno che va a Santo Domingo, un altro socio nostro. Da Santo Domingo viaggia per andare o a Le Havre o a Gioia Tauro. Ma tutti tutti tutti, carichi che partono da coso però, eh? Da Santa Marta, tutti partono dalla Colombia... Comunque, sta di fatto che se loro sono in grado di mandare a Le Havre e Gioia Tauro, noi siamo a cavallo ... noi siamo a cavallo! Questa è zona pericolosa, questa qua...».

 

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