Domenico Perre ha ottenuto gli arresti domiciliari dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Perre, di Platì, era detenuto ininterrottamente da 22 anni quale sequestratore, insieme ad altri, di Alessandra Sgarella, l'imprenditrice lombarda rapita a Milano l'11 dicembre 1997 e liberata nella Locride il 4 settembre 1998.
È stato lo stesso Domenico Perre (classe 1956) a telefonare al suo legale subito dopo l'uscita dal carcere di Milano Opera. Il Tribunale del capoluogo lombardo ha accolto l'istanza presentata dall'avvocato reggino Maurizio Punturieri, difensore del 64enne Perre, come diretta conseguenza dello stato di salute e dei rischi di contagio legati all'emergenza Covid-19.
Nell'articolata istanza l'avvocato Punturieri ha evidenziatole condizioni «di grave compromissione della salute» di Perre, e quindi che la permanenza dello stesso in regime carcerario, nonostante gli sforzi compiuti dai sanitari della struttura, si pone «in forte contrasto con il senso di umanità che pervade la norma in materia di esecuzione pena detentiva», anche «alla luce del quadro di allarme generale determinato dall'emergenza Covid-19 appare evidente la necessità che il Perre venga ammesso all'espiazione pena in regime detentivo domiciliare, per consentire di evitare contagi che, in luoghi quali quello carcerario, possono essere probabilissimi», come «probabile può essere una qualsiasi manifestazione di allarme con la evidenza che il generale stato di salute compromesso e della età avanzata lo descrivono come tipico soggetto a rischio».
Il magistrato di sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta difensiva ed ha disposto la concessione della detenzione domiciliare nel domicilio indicato dal 64enne, con ogni limitazione e restrizione ritenuta necessaria.
Il sequestro dell'imprenditrice lombarda, durato nove mesi, è stato uno dei più eclatanti rapimenti dell'Anonima calabrese, che all'epoca aveva chiesto un riscatto di 50 miliardi di lire.
Alessandra Sgarella è deceduta nell'agosto del 2011 mentre i Carabinieri di Locri, allora guidati dal colonnello Valerio Giardina, arrestavano l'ultimo componente ancora libero del gruppo di sequestratori, catturato mentre innaffiava una coltivazione di canapa indiana composta da oltre duemila piante, tra Palizzi Superiore e Bova, nel cuore dell'Aspromonte.
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