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Reggio, in aula con le mascherine e in casa al pc: la scuola “si sdoppia” nella zona rossa

Il dibattito sull'apertura o meno delle scuole nelle zone a rischio, con la sospensione delle attività didattiche in presenza e l'utilizzo della didattica a distanza, continua a generare opinioni contrastanti: da una parte i dirigenti e i docenti evidenziano la sicurezza degli istituti dopo gli interventi massicci di igienizzazione e sanificazione quotidiani sulla base delle linee guida del Miur, ma anche la necessità di garantire agli studenti un percorso didattico completo; dall'altro lato c'è chi invece ha mostrato reticenze imputando proprio al rientro dei ragazzi a scuola, e al conseguente utilizzo dei mezzi pubblici, l'aumento dei contagi.

Abbiamo fatto il punto della situazione con Sonia Barberi, dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo “Carducci-Da Feltre”. «Abbiamo avviato la didattica a distanza per le seconda e terza media, per i soggetti posti in quarantena, per quelli fragili o che hanno particolari patologie certificate. Non è semplice. Devo dire che le famiglie, con le quali c'è un dialogo continuo, collaborano e condivido le difficoltà e sono solidali. C'è molta preoccupazione però tra i genitori. Spesso, per paura si rivolgono alle strutture private per fare i tamponi. È una situazione altamente a rischio. Continuiamo a soffrire i disservizi a fronte degli innumerevoli sforzi fatti per rispettare i protocolli di sicurezza. La gestione è diventata complessa».

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Reggio Calabria. 

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