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Oppido Mamertina, l’inchino al boss e lo stop alle processioni: Milito a Tv2000

Il “caso” del 2014 a Oppido Mamertina quando la statua della Madonna fu fermata davanti la casa del boss

L’inchino durante la processione della Madonna a Oppido Mamertina

«Noi non abbiamo tolto la ’ndrangheta, gli abbiamo fatto capire che per loro in questo campo non c’è posto». Lo ha dichiarato il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito, nel reportage “Liberare la Madonna dalle mafie” del programma “Indagine ai Confini del Sacro” andato in onda su Tv2000 alle 00,15. Nel reportage, la nuova “task force” creata da uomini di Chiesa, da uomini in divisa e in toga per liberare il culto alla Madonna dalle mani delle mafie. Un’inchiesta su fenomeni criminali e mafiosi per documentare quella “spiritualità deviata” presente, per esempio, negli ignobili inchini delle effigi della Vergine davanti alle dimore dei capiclan per mostrare la propria presenza sul territorio e anche per creare consenso attraverso la fede popolare.
Come accaduto nel luglio 2014 quando proprio a Oppido Mamertina, in occasione di una festa religiosa, per alcuni secondi il carro votivo aveva stazionato sotto l’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti, già condannato all’ergastolo. I Carabinieri avevano lasciato la processione per protesta ed era scoppiato il caso.
«Sono Vescovo di questa Diocesi – ha detto mons. Milito a Tv2000 – e devo salvaguardare la Diocesi, l’unica cosa che posso fare è sospendere le processioni perché, l’ho detto e lo ripeto, vedevo chiaro che la diocesi sarebbe stata un set di Cinecittà per tutte le processioni e tutte le feste. Decisione che io ho valutato molto davanti al Signore, perché sospendere le processioni e le feste per tutta la Diocesi non è una cosa da niente. Minacce no – ha aggiunto mons. Milito – però ho ricevuto un sacco di reazioni direttamente e indirettamente per questa presa di posizione molto ferma».
«Non si può essere religiosi – ha commentato Marisa Manzini, procuratore aggiunto di Cosenza – e allo stesso tempo violenti, prepotenti e portati alla sopraffazione. In alcuni centri in provincia di Vibo Valentia, il boss del paese tendenzialmente si imponeva nel portare la statua della Madonna o di Gesù Cristo proprio per dimostrare la potenza. Anche questo – ha concluso la pm – è un modo per entrare all’interno della comunità e acquisire consenso perché la gente che partecipa a queste manifestazioni religiose pensa di individuare il boss di turno, quello che riesce ad ottenere la possibilità di portare sulle sue spalle la Madonna, come una persona a cui rivolgersi».  (ANSA)

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