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Reggio, il “Lungomare” rinuncia: niente hotel Covid

Dopo le polemiche e le accuse sull’aggiudicazione, la società si tira indietro: aveva ospitato un solo positivo al coronavirus

L'Hotel Lungomare di viale Genoese Zerbi a Reggio Calabria

Scoppia il caso Covid hotel a Palazzo San Giorgio. Si scrive “presa d’atto della rinuncia dell’aggiudicatario” ma si legge “gatta da pelare” la determinazione appena firmata dal dirigente del settore Welfare. Perché non solo il servizio resta scoperto nonostante le esigenze ribadite dall’Asp, ma si apre il campo persino alla possibilità di un’azione legale con richiesta di risarcimento danni «da responsabilità precontrattuale». La rinuncia all’espletamento del servizio regolarmente aggiudicato è datata 23 dicembre. Nel frattempo, dal 18 al 28 dicembre l’hotel “Lungomare”, nelle piene funzioni Covid aveva ospitato un solo utente. Il bando prevedeva l’acquisizione di manifestazioni d’interesse di strutture che potessero ospitare fino a 50 persone, «al fine di ridurre il rischio di diffusione dell'epidemia in contesti familiari o in situazioni abitative collettive, contribuire ad alleggerire il carico delle strutture ospedaliere e dare attuazione a quanto richiesto dalla direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliera “Bianchi Melacrino Morelli”». Con determinazione dirigenziale del 15 dicembre, il Comune aveva proceduto, «in via definitiva non efficace», in attesa degli esiti della verifica dei requisiti richiesti, all’affidamento del servizio di accoglienza per la durata minima di trenta giorni, con possibilità di proroga per due mesi agli stessi patti e condizioni, alla ditta “Hotel Lungomare” di viale Genoese Zerbi, per un importo complessivo 74.240,10 euro (Iva inclusa). Sempre il 15 dicembre, in via d’urgenza, nelle more della stipula del contratto, era stata inoltrata la comunicazione all’aggiudicatario «tenuto conto dell’interesse pubblico che il servizio è destinato a soddisfare», sempre con la subordinazione dell’efficacia definitiva all’esito positivo delle verifiche dei requisiti prescritti dalla normativa. Il 23 dicembre la doccia fredda, con la pec della società «che ha comunicato la rinuncia alla prosecuzione del servizio».

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