Ancora accuse a carico dell'ex consigliere regionale Alessandro Nicolò (quando scattò l'operazione “Libro nero” della Direzione distrettuale antimafia di Reggio e della squadra mobile occupava uno scranno a Palazzo Campanella nelle fila di Fratelli d'Italia) su cui grava una pesante ipotesi di reato - essere stato «il referente della cosca Libri» in cambio del sostegno elettorale.
Alessandro Nicolò dal 31 luglio 2019 è sottoposto a custodia cautelare in carcere. Nei suoi confronti spuntano nuove dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Seby Vecchio, il poliziotto ed ex assessore comunale di Reggio accusato di essere "intraneo alla 'ndrina Serraino". Stralci delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia al Procuratore di Reggio, Giovanni Bombardieri, e ai sostituti antimafia, Walter Ignazitto e Sara Amerio, sono stati depositati nel processo “Libro Nero”.
"Il suo exploit elettorale nasceva dal fatto che, così come io avevo dialogato con i Serraino per ottenere voti, Nicolò dialogava con i Libri. Nel nostro ambiente era fatto noto. In occasione delle campagne elettorali, chi - come me - partecipa alla competizione elettorale, sa bene quali sono gli schieramenti, o comunque lo intuisce anche solo verificando chi partecipa alle varie cene elettorali".
Per poi ribadire: "Nicolò fu appoggiato anche dai Serraino. Nel 2007 io ero stato eletto al consiglio comunale, con l'appoggio della cosca Serraino. Nel 2010 ci furono le elezioni regionali: Fabio Giardiniere, genero di Mico Serraino, nel frattempo si era allontanato da me (a seguito delle incomprensioni e delle lamentele per il mio comportamento postelettorale) ed appoggiò Sandro Nicolò. Giardiniere volle fare mettere un manifesto di Sandro Nicolò affisso alla porta del suo supermercato a San Sperato. Fu una cosa plateale, una manifestazione esplicita dell'appoggio della cosca al politico. So che intervennero addirittura i carabinieri, facendolo rimuovere".
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