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'Ndrangheta, Asp nelle mani dei clan di Reggio: 13 arresti e sequestro da 8mln

La sede dell'Asp di Reggio Calabria

Quattordici arresti e un sequestro da 8 milioni. Il Ros - col supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali carabinieri di Reggo Calabria, Catanzaro e Bologna - ha dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura - Dda, diretta da Giovanni Bombardieri.

I provvedimenti

Arrestati 14 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerose corruzioni, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini

Coordinate dal procuratore aggiunto. Gaetano Paci, e dal sostituto procuratore, Giulia Pantano, si sono concluse nel 2018, in epoca antecedente alla pandemia, e si sono concentrate sull’Asp di Reggio Calabria la cui competenza si estende sull’intera provincia amministrativa suddivisa nei distretti sanitari di Reggio Calabria, Tirrenico e Ionico ed il cui funzionamento è stato alterato dai condizionamenti mafiosi, da parte della cosca “Piromalli”, che aveva il controllo fattuale di tale settore tramite la famiglia Tripodi di Gioia Tauro.

Gli assetti organizzativi e i nomi

Le investigazioni hanno consentito di documentare gli assetti organizzativi della cosca “Piromalli” (ramo facente capo a Giuseppe Piromalli, classe 45) nell’ambito della quale hanno assunto posizione di particolare rilievo i medici Giuseppantonio Tripodi e Michele Francesco, quest’ultimo genero di Girolamo Piromalli (“Don Mommo” classe 1918). I due fratelli recentemente deceduti (nel 2018), nonché il figlio di Francesco, Fabiano, sono tutti medici. I primi due, nel tempo, hanno ricoperto vari incarichi nelle Aziende sanitarie di Reggio Calabria, Gioia Tauro, Palmi, e Tropea, mentre Fabiano Tripodi è risultato figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della Minerva srl, Mct Distribution & Service srl e Lewis Medical srl.

Il ruolo delle aziende

Le predette aziende riuscivano ad accaparrarsi le forniture di prodotti medicali negli ospedali e poliambulatori reggini, sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruzione del personale medico e paramedico, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento; venivano, infatti, registrati diversi episodi di corruzione, che riguardavano oltre a regalie di diverso genere, l’elargizione di contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte, che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato. L’indagine ha permesso di dimostrare come i soci della M.C.T., erano pienamente consapevoli di quali fossero i contatti “mafiosi” a cui potevano rivolgersi al fine di ottenere le aggiudicazioni delle forniture.

I rapporti mafiosi

L’odierna inchiesta offre uno spaccato puntuale anche sugli attuali rapporti esistenti tra mafiosi appartenenti a diverse articolazioni di ‘ndrangheta del “Mandamento tirrenico”; infatti sotto il profilo associativo sono emerse sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario con la cosca Molè i cui esponenti figuravano, insieme ai Piromalli, nell’assetto societario della MCT Distribution & Service srl.; inoltre sempre nella stessa ottica è emerso come il rappresentante della Lewis Medica, Giancarlo Arcieri, fosse in rapporti con la cosca Pesce di Rosarno, come documentato dalle intercettazioni registrate. L’indagine, ancora, ha permesso di confermare la necessità del reciproco riconoscimento tra cosche, infatti è stato documentato come i soci della MCT, per “lavorare” all’interno del nosocomio di Polistena, hanno dovuto necessariamente “interloquire” con esponenti mafiosi locali.

Tripodi, Piromalli e Mancuso

I Tripodi, quindi, costituivano i principali interlocutori della cosca Piromalli nei rapporti con il sodalizio dei Mancuso, operante nella provincia di Vibo Valentia. Al riguardo è stato registrato come Giuseppantonio Tripodi, più volte, si è recato a cada di Domenico Mancuso (“Mico Ninja”), nonché luogo di abituale dimora di suo fratello Antonio Mancuso. I Tripodi, inoltre, per il principio della solidarietà mafiosa, provvedevano al sostentamento delle famiglie degli appartenenti alla cosca; infatti si occupavano della cura del nucleo familiare del defunto Rocco Albanese (classe 63, detto“Purviredda” deceduto il il 14 marzo del 2005 a seguito di agguato mafioso), già autista e uomo di fiducia di Giuseppe Piromalli, classe ’21, detto “Don Peppino”.

Il sequestro

Nella contestualità dell’operazione è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti del “Centro analisi Minerva”, a Gioia Tauro, della M.C.T. Distribution & Service Srl” e della “Lewis Medica Srl” per un ammontare complessivo del sequestro pari a circa 8 milioni di euro.

Barillaro ai domiciliari

L'operazione della Procura della Repubblica e del Ros dei Carabinieri provoca l'ennesimo terremoto amministrativo all'Azienda Sanitaria provinciale. Nell'inchiesta Chirone è finito, infatti, agli arresti domiciliari, il direttore del Distretto Tirrenico della stessa Asp, Salvatore Barillaro. Si ricorda che l'ente sanitario è stato sciolto per mafia nel marzo del 2019 e il periodo di commissariamento è terminato pochi giorni addietro. Secondo gli investigatori la nomina di Salvatore Barillaro a direttore del distretto tirrenico dell'Asp "fu frutto di precisa volontà dei Tripodi (vicini alla cosca dei Piromalli e titolari di un grande centro di analisi cliniche), cosa che ha permesso loro di controllare quel distretto sanitario, sia per le forniture di dispositivi medici, che per influenzare i trasferimenti del personale".

Gli arrestati

In carcere:

Fabiano Tripodi
Franco Madaffari
Mario Vincenzo Riefolo
Antonino Madaffari
Martino Taverna
Antonino Cernuto

Agli arresti domiciliari:

Salvatore Barillaro
Pasquale Mamone
Giancarlo Arcieri
Federico Riefolo
Antonino Coco
Domenico Salvatore Forte
Giuseppe Fiumanò

Obbligo di dimora nel Comune di residenza:

Giuseppe Cernuto

Il giudice per le indagini preliminari si è riservato, dopo gli interrogatori degli indagati la decisione in merito alle richieste formulate dal Pm nei confronti di Francesca Grazia Laface, Giuseppe Antonio Romeo e Santo Cuzzocrea.

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