Nel processo per il “caso Miramare”, dove figura tra gli imputati, non cede nemmeno di un millimetro il sindaco Giuseppe Falcomatà a conclusione del primo round - quattro ore piene - dell'esame imputato, fase processuale che ha accettato di affrontare declinando l'opportunità che la legge prevede di avvalersi della facoltà di non rispondere. Davanti al fuoco di fila di domande del Pubblico ministero Nicola De Caria (assente ieri il Pm Walter Ignazitto) il sindaco Falcomatà ha sempre esibito una dialettica, e quindi risposte, puntuale e logica. Anche di fronte ad incerte contestazioni (uno-due episodi in tutto) o all'introduzione di elementi di novità rispetto al verbale di interrogatorio reso in fase di indagini preliminari in Procura.
L'esame inizia sul valore, economico e simbolico, del Grande Albergo Miramare: «Uno dei gioielli di famiglia, una struttura di notevole pregio economico e valore storico. Un simbolo della città. Per questo ci opponemmo alla vendita che avevano prospettato i Commissari prefettizi. Abbiamo ricevuto due proposte che significavano svendere mentre fino a poco tempo prima si affittava Villa Zerbi pagando a privati 300mila euro l'anno».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia