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Depurazione a Reggio, le buone pratiche affidate alla “Mediterannea”

La Regione approva i progetti e finanzia la ricerca. L’operazione coinvolge i Dipartimenti Diceam e Agraria impegnati attraverso i ricercatori a migliorare la filiera in chiave sostenibile

La ricerca del mondo accademico a servizio del territorio per migliorare il sistema della depurazione. Un principio a cui la Regione ha dato forma finanziando per 500 mila euro i progetti dell’Università Mediterranea e dell’Unical di Cosenza. Un percorso finanziato attraverso le risorse dei fondi Por Fesr Fse Calabria che porterà i ricercatori (dovrebbero essere poco meno di una ventina) a operare sul campo negli impianti di depurazione del territorio per migliorare l’efficienza di un sistema che certo non brilla e che è costato al Paese anche delle procedure di infrazione da parte dell’Ue. La sinergia tra l’assessorato regionale al’all’Istruzione, Università, Ricerca scientifica e Innovazione, giuidato da Sandra Savaglio e quello all’Ambiente, retto dal Sergio De Caprio ha prodotto il bando che vede nella ricerca un valore aggiunto per il territorio. E in quest’operazione le intuizioni del dipartimento Diceam e Agraria della Mediterranea hanno colto nel segno. Il percorso tracciato che vede nella qualità di responsabile scientifico il docente Paolo Calabrò di Ingegneria (co-responsabile per la Mediterranea il prof. Demetrio Zema di Agraria) prevede che i ricercatori elaborino buone pratiche per migliorare il sistema di depurazione. Sono circa 50 i depuratori indicati (alcuni sotto sequestro, diversi poco efficienti) in cui gli accademici si misureranno.

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