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Incendi sull'Aspromonte, la prevenzione diventa postuma

Il piano dell’Ente Parco per l’affidamento delle zone alle associazioni di protezione civile

È datato 6 agosto il provvedimento che affida alle associazioni di volontariato e protezione civile le attività del piano anticendio in tre delle sedici zone in cui è suddiviso territorio del Parco Nazionale d'Aspromonte. Si tratta di San Lorenzo e Bagaladi, le aree in cui le fiamme hanno seminato morte e devastazione, quelle che piangono ancora le loro vittime. Un piano di prevenzione che arriva quando ormai si piangono le vittime, quando si procede ad una conta dei danni che sembra non voler finire. Dopo quella che appariva come una tregua in Aspromonte bruciano ancora ettari ed ettari, non sterpaglie ma un patrimonio boschivo che racchiudeva, (ormai purtroppo si declinano dolorosamente i verbi al passato) una biodiversità oggetto di studi internazionali. Del resto anche la scelta di ridurre di circa 13 mila ettari il perimetro del Parco e di lasciare senza una zona “cuscinetto” che ammortizzasse e custodisse le aree di maggiore pregio, si è rivelata poco lungimirante. Insomma la prevenzione diventa postuma.

L'interrogazione

Il parlamentare Pd Antonio Viscomi porta la vicende del Parco all’attenzione del ministro della Transizione ecologica. Un interrogazione con risposta presentata in commissione Ambiente con cui si chiede «se sia a conoscenza della situazione dell’Ente Parco eventualmente anche sulla base di eventuali segnalazione di merito pervenute alla competente Direzione Generale; se e quali iniziative intenda assumere per assicurare il recupero delle capacità amministrative e tecniche pari alle funzioni per cui l’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte è stato istituito».

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