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Cafarelli: nel 1938 l’aeroporto era davvero strategico a Reggio

«Sono diversi anni che l’Aeroporto dello Stretto è malato e fin qui sia i medici che le cure non hanno sortito granché. Il motivo del sottoutilizzo del nostro scalo, pur avendo un’abbondante utenza ipotetica, non è stato mai del tutto chiaro, però oggi, al di là delle polemiche, si ha l’impressione che stiamo arrivando ai titoli di coda».
Lo sostiene il professore Alberto Cafarelli, ex ufficiale di artiglieria e presidente provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro, associazione che riunisce i decorati al valor militare, il quale puntualizza che «per l’aeroporto, però, non è stato sempre così. Il Tito Minniti, realizzato negli anni Trenta per scopi militati laddove c’erano estese coltivazioni soprattutto di bergamotto, da subito venne utilizzato anche civilmente, prova ne sia l’eloquente mappa aeroportuale del 1938 tratta da un manuale d’istruzione preguerra in uso alla Gil (Gioventù italiana del littorio). Salta all’attenzione la presenza di soli 12 aeroporti importanti e tra questi l’assenza di Bari, Firenze e Bologna. Il manuale precisa che da Reggio si poteva volare per Tripoli con scalo a Catania e Malta, atteso che gli aerei dell’epoca erano poco capienti e con autonomia limitata».

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