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Reggio: sequestro da 15milioni a un pregiudicato vicino alla 'ndrangheta

Un sequestro in collaborazione delle autorità svizzere - nell’ambito delle consuete procedure di cooperazione internazionale - quello che la Dia di Milano, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha eseguito  a carico di un soggetto residente nel Comasco.

La misura ha riguardato posizioni finanziarie e quote azionarie relative a 8 società informatiche con sedi legali a Milano, Roma e Canton Ticino attive nel campo del settore delle scommesse e lotterie: nel dettaglio le società interessate dal sequestro risultano capitalizzate complessivamente per oltre 6 milioni di euro e nell’ultimo biennio hanno conseguito volumi d’affari complessivamente per oltre 15 milioni.

L’uomo, Antonio Pronestì, era già stato indagato nell’ambito di una operazione antimafia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che nel luglio 2016 aveva portato all’arresto di 40 persone affiliate e contigue alle cosche. In tale contesto egli venne ritenuto «partecipe nel favorire l’attività imprenditoriale del sodalizio criminale quale socio occulto in alcune aziende al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione». Quest’ultimo è stato ritenuto socialmente pericoloso sulla base di un «curriculum criminale» ultratrentennale, iniziato nel 1988, durante il quale, oltre a riportare numerose condanne per reati associazione per delinquere, ricettazione, rapine e furti anche di auto di lusso, è risultato gravemente indiziato di appartenere a una cosca mafiosa di matrice 'ndranghetista.

Ulteriori indizi sono emersi dall’analisi su numerose segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che hanno messo in luce i collegamenti fra tre società di giochi e scommesse riconducibili all’indagato e alla criminalità organizzata.

La ricostruzione della situazione economico-finanziaria dell’intero nucleo familiare ha evidenziato che i beni sequestrati oggi dalla Dia sono stati «acquistati, costituiti, capitalizzati e alimentati in costanza di sperequazione rispetto ai redditi dichiarati. Sono altresì emersi indizi sufficienti per ritenere quei beni il frutto o il reimpiego delle attività illecite del prevenuto».

In presenza di motivi di particolare gravità, con il medesimo provvedimento il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto nei confronti dell’uomo l’applicazione provvisoria dei divieti previsti dal codice antimafia con cui, in sintesi, gli viene inibito di ottenere licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio.

L'imprenditore

È Antonio Pronestì detto "Antonello", di 59 anni, l’imprenditore al quale la Direzione investigativa antimafia di Milano ha sequestrato i beni. Coinvolto nell’inchiesta «Alchemia», nel luglio 2020 Pronesti è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Palmi al termine del processo che si è celebrato con il rito ordinario. Era accusato di aver fatto parte della cosca Raso-Gullace-Albanese e avrebbe avuto il ruolo di «favorire - è scritto nel capo di imputazione - le attività imprenditoriali del sodalizio criminale». Secondo la Dda, infatti, sarebbe stato «a completa disposizione degli interessi della cosca». Residente a Vercurago, in provincia di Lecco, Pronestì è in "rapporti di parentela con Girolamo Raso 'Mommo', detto anche 'il professore'». Nonostante l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, Pronestì risulta pregiudicato per furto, tentato furto, ricettazione, associazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale. I sigilli della Dia sono stati apposti a quote azionarie di otto società informatiche con sedi legali in Milano, Roma e Canton Ticino attive nel campo del settore delle scommesse e lotterie. Le società interessate dal sequestro risultano capitalizzate complessivamente per oltre 6 milioni di euro e nell’ultimo biennio hanno conseguito volumi d’affari per oltre 15 milioni.

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