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Reggio, "Bellu lavuru 2": 4 condanne. Una sentenza attesa per 10 anni NOMI

L'inchiesta che ha fatto luce sul malaffare che causò il crollo della variante di Palizzi, il cantiere della galleria sulla Statale Jonica “106” dove si bucava una montagna per migliorare la viabilità, e il cui cedimento non si trasformò in tragedia per una fortuita coincidenza

In nove sono stati assolti dopo oltre 10 anni vissuti sulla graticola giudiziaria e per alcuni di loro con fasi rilevanti di detenzione in carcere. Il Tribunale collegiale di Reggio Calabria ha disposto quattro condanne - Giuseppe Altomonte, 7 anni e 2 mesi di reclusione; Pasquale Carrozza, 6 anni e 8 mesi; Antonio Clarà, 6 anni e 10 mesi; Terenzio Antonio D’Aguì, 2 anni e mesi 6 – e ben 9assoluzioni – Vincenzo Capozza, Sebastiano Altomonte, Antonino D'Alessio, Cosimo Claudio Giuffrida, Luca Mancuso, Antonio Nucera, Sebastiano Paneduro, Costantino Stilo, Francesco Stilo - nel processo “Bellu lavuru 2”. Infine, 6 non doversi procedere: Pietro D'Aguì per ne bis in idem, Francesco D'Aguì per intervenuta prescrizione, Domenico Dattola per intervenuta prescrizione, Gerardo La Morte per intervenuta prescrizione, Pietro Stilo per intervenuta prescrizione, Raimondo Zappia per morte del reo.

Si è concluso a Reggio dopo oltre 10 anni e mezzo (il blitz risale al gennaio 2012) il primo grado di giudizio dell'inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dall’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria che nell’ottica dell’accusa avrebbe fatto luce sul malaffare che causò il crollo della variante di Palizzi, il cantiere della galleria sulla Statale Jonica “106” dove si bucava una montagna per migliorare la viabilità, e il cui cedimento non si trasformò in tragedia per una fortuita coincidenza.

Sotto accusa persone che, secondo la tesi della Dda, operavano in complicità con i clan del Basso Jonio Reggino, Bova marina, Palizzi ed Africo, riconducibili al capocosca Peppe Morabito “u tiradrittu” ed al cartello criminale formato dai “Bruzzaniti-Palamara”, “Maisano”, “Rodà”, “Vadalà”, “Talia”. Tra gli imputati anche dirigenti, funzionari e capo cantiere delle società Anas e Condotte.

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