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Minacce per aggiudicarsi un'asta immobiliare: arrestato a Savona l'imprenditore reggino Pietro Fotia

Il cinquantenne originario di Africo, legato alla cosca dei Bruzzaniti-Morabito-Palamara, faceva pressioni e intimidiva i concorrenti mostrandogli la propria appartenenza mafiosa

Arrestato Pietro Fotia, l'imprenditore cinquantenne residente a Savona e originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria. Già con diversi procedimenti giudiziari e processi alle spalle, é accusato dalla direzione distrettuale antimafia di Genova di turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso.

Secondo la tesi dell'accusa della Procura genovese, tutta ancora da dimostrare in un'eventuale sede processuale, che ha coordinato il lavoro della squadra mobile della Questura di Savona avrebbe fatto pressioni con minacce e intimidito concorrenti e rivali per l'aggiudicazione di un complesso immobiliare durante un'asta pubblica riferendo e ribadendo la sua appartenenza a una nota famiglia calabrese: "Evocando l'acquisita fama criminale di appartenenza ad una "famiglia", contigua alla 'ndrangheta e così sfruttando la forza di intimidazione che ne deriva", così recita il comunicato stampa della Questura di Savona che riferisce dell'arresto e della detenzione in carcere disposto dal giudice per le indagini preliminari di Genova.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sin dal momento delle visite negli immobili dei potenziali offerenti, venivano affissi articoli di giornale relativi a condanne, arresti e sequestri aventi come destinatari i membri della famiglia di Fotia, legato alla cosca dei Bruzzaniti-Morabito-Palamara, e locandine di un quotidiano che ne richiamavano le vicissitudini giudiziarie. Inoltre li fotografava per spaventarli, facendo intuire che avrebbe potuto rintracciarli con facilità. L’uomo si vantava anche di avere subito oltre 50 processi, ma anche di essere sempre stato assolto. Nel 2021, il tribunale di prevenzione di Genova aveva disposto la sorveglianza speciale per i fratelli Pietro, Donato e Francesco Fotia, condannati nei mesi scorsi per intestazione fittizia di beni per eludere le misure di prevenzione insieme al loro nipote Giuseppe Criaco. I Fotia, nell’ottobre 2017, erano stati condannati con rito abbreviato a Savona. In appello erano stati assolti. La Cassazione nel 2019 aveva però disposto un nuovo processo d’appello e, in primo grado, Pietro Fotia era stato condannato a 22 mesi, mentre gli altri imputati a 20 mesi con la concessione della sospensione condizionale della pena. Nel 2015 la Dia aveva sequestrato ai fratelli beni aziendali per un valore di circa 10 milioni di euro.

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