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Droga, i conti dei portuali di Gioia Tauro non tornavano: le intercettazioni e i patti non rispettati dai clan

Pubblicavano nelle chat di gruppo criptate foto di mazzette di banconote da 50, 20 e 10 euro disposte sul tavolo per segnalare gli ammanchi i portuali “infedeli”, lamentandosi di non essere ricompensati adeguatamente per i “lavori” eseguiti. Immagini e commenti che, in almeno sei episodi, danno agli inquirenti la certezza del pagamento agli indagati di somme di denaro di elevato importo che venivano suddivise per l’opera prestata e in percentuali calcolate sulla base del valore del carico prelevato. Profitti suddivisi tra i membri delle squadre al servizio dei narcos per un totale di quasi 7,5 milioni di euro. Alcuni di loro, per evitare incomprensioni, proponevano che al termine dei lavori il carico esfiltrato venisse pesato in modo da avere un dato certo del valore su cui calcolare la somma spettante a ciascuno.
È Nazareno Valente a suggerire l’idea: «Allora la situazione, io ieri sera ho speso mezza parola con Tamara. Se facciamo i lavori è giusto innanzitutto che il materiale si conta o si pesa così non ci saranno incomprensioni né da una parte e né dal altra… io sono x le cose giuste». La proposta, però, non convinceva Salvatore Bagnoli, il quale riteneva che comunque anche così i committenti non avrebbero ugualmente pagato quanto dovuto: «Si ho capito xo il fatto è che la pila è sempre la stessa nn fanno miracoli pure k la contiamo nn ci danno la parte giusta quindi secondo me è inutile… poi se vogliamo farci prendere x il culo all’infinito ok procediamo». Il discorso poi proseguiva sull’opportunità di eseguire o meno le esfiltrazioni già programmate di lì fino a fine mese. Valente: «Nooo io sono con te “Luis” che se facciamo i lavori ci devono dare il nostro se no se li fanno, solo una cosa il discorso che diceva Tomas degli impegni dei lavori che ha preso per fine mese se si fanno a condizioni giuste ok se no vediamo… poi oggi avete parlato e già sapete che giusto e che sbagliato e quali sono i puntini sulle i che non vanno». A questo punto, Bagnoli ribatteva: »Fino a fine mese si parla di bei lavori e noi navighiamo in acque torbide se le condizioni sono sempre le stesse dobbiamo continuare a fare le stesse cose?».

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