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Processo Edera, la droga arrivava nella Locride dal Sud America

Le motivazioni della sentenza con cui sono state disposte 10 condanne e 9 assoluzioni. Ma per i giudici del Tribunale di Locri non è stata provata l’esistenza di una “narcoassociazione” nel territorio

Il procuratore Bombardieri

Gli elementi emersi all’esito del dibattimento del processo “Edera” hanno consentito di ritenere provati due tentativi di importazione di droga ma non la presenza delle ipotizzate associazioni dedite al narcotraffico. È quanto si ricava dalle motivazioni della sentenza del Tribunale di Locri, (presidente Gabriella Logozzo, consiglieri Federico Casciola e Rosario Sobbrio), emessa nel giugno scorso con 10 condanne per un totale di 54 anni di reclusione e 9 assoluzioni.
Per gli imputati hanno concluso gli avvocati Vincenzo Nobile, Alessandro Bavaro, Antonio Ricupero, Caterina Oliva, Antonio Sotira, Gustavo Marino e Antonio Speziale. Ed ancora gli avvocati Marisa Polifroni, Giuseppe Iemma, Antonio Giampaolo, Davide Vigna, Andrea Alvaro, Carmelo Malara, Mara Campagnolo, Luca Cianferoni e Francesco Calabrese.
Entrando nel dettaglio le risultanze dibattimentali consentono di affermare la responsabilità di tutti gli imputati per un tentativo di importazione e che riguarda le posizioni di Giuseppe Pelle (condannato a 7 anni), Antonio Pelle (4 anni), Giorgio Macrì (5 anni 4 mesi), Giuseppe Barbaro (4 anni), Domenico Sergi (4 anni) e Antonio Polito (4 anni). «In particolare – scrivono i giudici –, le ambientali agli atti dimostrano l’esistenza di una trattativa “affidante” in stato avanzato, connotata da una seria volontà dei partecipanti di addivenire ad un accordo definitivo, che non viene raggiunto per cause indipendenti dalla volontà degli imputati (arresto di tre degli accusati)».

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