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Reggio, il “core business” della ’ndrangheta resta il narcotraffico

Gli affari della droga con i paesi esteri

Nessuna sorpresa, solo l'ennesima conferma investigativa, dietro l'operazione l'operazione internazionale antidroga rilanciata ieri dalle Agenzie di stampa internazionali conclusasi con la confisca di 805 chili di cocaina trovati su un peschereccio a 335 miglia da Dakar (Senegal). Come confermato dalla Polizia nazionale spagnola, che ha partecipato all’indagine insieme alla Dea statunitense e al Centro di analisi e operazioni contro il narcotraffico marittimo (Maoc), «dalle indagini sui detenuti sono emersi legami tra alcuni di loro e la 'Ndrangheta».
Che oggi, più di sempre, il business per eccellenza della 'Ndrangheta sia il narcotraffico internazionale l'ha ribadito a chiare lettere il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri. Un tema ripreso e rilanciato anche nella sua relazione nel corso della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario: «Ancora oggi possiamo dire che il core business della ’Ndrangheta risulta essere il traffico internazionale di cocaina. Le cosche della provincia di Reggio Calabria mantengono rapporti privilegiati con i principali gruppi fornitori di cocaina in Sud America e con gli emissari di questi in Europa, in particolare in Olanda, Spagna e Germania. La presenza di fiduciari e broker delle cosche in quei territori rappresenta uno degli aspetti meglio documentati dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che hanno condotto anche all’arresto di latitanti di elevatissima caratura, da anni stabilmente residenti in Centro e Sud America».

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