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Reggio, le imprese si ribellano all’illegalità

Sempre più aziende aderiscono al protocollo con Prefettura e Tribunale: in sette mesi da 5 si è arrivati a 55. La grande sfida del Pnrr e la voglia di mettere all’angolo la ’ndrangheta

L’idea del protocollo che vede insieme Prefettura di Reggio Calabria, Fai, (Federazione delle Associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane) ed Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) è un modello vincente, persino in una città complessa come Reggio Calabria. A soli sette mesi dalla stipula dell’accordo, a Reggio, si è passati da 5 a 55 imprese aderenti. «Un modello già operativo, già funzionante che rende impermeabili le imprese dalle infiltrazioni ‘ndranghetistiche», sottolinea Tano Grasso, presidente Onorario Fai e primo imprenditore che si oppose, a Capo d’Orlando, al racket della mafia. «A dimostrazione del fatto – aggiunge – che non ci può essere sicurezza per le imprese senza la collaborazione degli imprenditori».

Denunciare alla lunga conviene, dunque. Ma bisogna far in modo che alla lunga diventi un periodo più breve. È stato l’auspicio emerso dal workshop ospitato alla Camera di Commercio sul tema: “Il ruolo delle imprese edili nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel Pnrr”.

Già, il PNRR, «Un’occasione storica. Un treno che la Calabria non può permettersi di perdere» - ha affermato il prefetto Massimo Mariani. «Reggio Calabria – ha aggiunto – rappresenta una realtà complessa, e proprio questa complessità è alla base della strategia che ci siamo posti in vista dei fondi del PNRR. Il problema della criminalità organizzata è, innanzitutto, un problema di libertà. Perché non ci può essere sviluppo se l’imprenditore non è messo in condizione di svolgere il proprio lavoro in un ambiente sano. È in gioco la libertà economica. Il protocollo ha consentito di creare un primo nucleo imprese che sono state messe in grado di lavorare in una cornice di legalità e sicurezza».
Una collaborazione proficua quella nata tra imprese, Autorità Giudiziaria e Forze di Polizia con il Protocollo. Un’alleanza per fare barriera, Oggi tante aziende sono nelle condizioni di esporre all’ingresso dei loro cantieri “Questo cantiere è nel Patto Antiracket”. Una dichiarazione pubblica di dove si è scelto di stare. Reggio Calabria rappresenta un laboratorio importante di questa esperienza che guarda lontano, merita di diventare strutturale.

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