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Depurazione, a Reggio estate di fuoco: il potenziamento si sblocca solo in parte

A Reggio si sblocca solo in parte il potenziamento del sistema: intere zone non collettate. Ancora inutilizzati 50 milioni. Nella Piana controlli e sanzioni

Ancora niente lavori, ma qualche segnale in questa direzione sembra arrivare. La riorganizzazione del sistema di depurazione a Reggio, ormai da anni in mano alla struttura commissariale del governo, stenta a decollare e gli oltre 50 milioni di euro disponibili da anni ancora non sono stati spesi. Ma adesso da Roma arrivano segnali precisi che qualcosa si sta muovendo, soprattutto per quanto riguarda gli impianti e le condotte di sollevamento.

È partito, infatti, l’iter degli espropri, atto necessario e preliminare per l’avvio vero e proprio dei lavori che però non sono stati mandati a gara. Si è ancora in una fase preliminare, ma il progetto per il totale ammodernamento degli impianti - che vede in quello di Ravagnese il più importante della città - è già in fase molto avanzata.

Del resto, seguendo le tempistiche indicate dalla struttura commissariale governativa guidata da Maurizio Giugni, in questo periodo ci si sarebbe dovuti trovare già nella fase vera e propria di realizzazione dei lavori.

Tanti intoppi si sono presentati in questo percorso partito dopo il blocco della procedura avviata dal Comune e interrotta a seguito dell’operazione “Rhegion” nel 2016. Da allora sono trascorsi sette anni: c’è stato il passaggio di tutto il fascicolo nelle mani del Governo e soprattutto c’è stato il ripensamento di tutto il blocco degli interventi. Alla fine si è deciso di non delocalizzare gli impianti ma di rivedere la loro capacità e aumentare le performance nel rispetto delle norme ambientali, superando le criticità ataviche che sono confluite anche nella sentenza di condanna della Commissione europea nei confronti dell’Italia.

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