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Le Strade provinciali di Reggio Calabria, la gestione quasi impossibile di un incubo lungo 1800 km

Rete viaria in condizioni disastrose. Metro City chiede aiuto a Mit e Anas

Pezzi di strada crollati, ponti e viadotti chiusi o con problemi strutturali, erbacce e canneti che coprono i canali di scolo ai lati delle carreggiate. E ancora: cantieri di grandi infrastrutture di collegamento fermi da decenni.
La rete viaria gestita dalla Città metropolitana di Reggio Calabria è un incubo colorato di arancione, quello delle reti di protezione che puntellano moltissime strade provinciali. Molti tratti delle arterie che collegano il Tirreno con lo Jonio attraversando l’Aspromonte, ma anche quelle che vanno da Nord a Sud, soffrono da anni di una mancanza cronica di manutenzione.
L’ordinario è ormai diventato straordinario e a farne le spese non sono solo i cittadini e attività commerciali di gran parte del territorio, tagliati fuori dalle vie di grande comunicazione, ma soprattutto i tanti automobilisti e motociclisti che in quelle strade perdono la vita. Le ultime vittime in ordine di tempo sono una madre di 39 anni, Caterina Pipicella, e i suoi due figli di 11 e 13 anni. L’auto sulla quale viaggiavano è caduta in un burrone mentre percorrevano, il 15 giugno scorso, la strada provinciale tra Bovalino e Natile di Careri, nella Locride.

Gestire una rete viaria di 1800 chilometri che collega i 92 comuni della provincia costa tanto, anzi tantissimo, e risorse nelle casse della Città metropolitana non ce ne sono. L’amministrazione provinciale, infatti, è costretta da più di 10 anni “a fare le nozze con i fichi secchi”, perché il budget a disposizione per la manutenzione e messa in sicurezza dell’asse viario è passato dai 20,5 milioni all’anno del 2011 a zero nel 2023.
Una situazione complicata, resa ingestibile dal passaggio di competenza alle Province, nel 2001, delle ex strade Statali all’epoca gestite da Anas e non ritenute più di interesse nazionale. In virtù di quella decisione l’allora Provincia di Reggio Calabria si è vista attribuita la gestione di alcune importanti arterie, soprattutto la Sp1, la Sp2 e la Sp3.
Abbiamo avuto modo di visionare atti, relazioni di incontri in ministero e diverse richieste da parte degli uffici Metropolitani al ministro delle Infrastrutture, Prefettura e Anas. Un’intensa attività per reperire risorse e finanziamenti che servono, quando si riescono a intercettare, solo a mettere delle toppe. Secondo quanto appreso, infatti, a causa dei ritardi accumulati in più di 10 anni, per rimettere in sesto tutta la rete viaria gestita dalla Città metropolitana servirebbero circa 500 milioni di euro. Si capirà che mettere insieme pochi milioni di euro per volta serve davvero a poco.
«A causa dei continui tagli alle risorse da destinare prima alle Province e poi alle Città metropolitane per la manutenzione delle reti stradali di competenza – si legge in un atto inviato dalla Metro city al ministero delle Infrastrutture – negli ultimi anni non è stato possibile effettuare alcuna organica programmazione degli interventi strutturali da inserire nei programmi triennali ed elenchi annuali delle opere pubbliche».

Per questo motivo, gli uffici della Città metropolitana hanno chiesto, in un incontro avvenuto al ministero, di «ricondurre alcune strade provinciali come Sp1, Sp2 e Sp3, nel novero della gestione Anas, con l’obiettivo di assicurare i più elevati standard di sicurezza e una maggiore capacità manutentiva delle principali arterie locali».
Una richiesta rimasta allo stato lettera morta, mentre le condizioni delle strade provinciali continuano a essere pessime. E come se non bastasse, la Sp1 dovrà anche sopportare l’enorme traffico veicolare causato dalla chiusura da dicembre e per prossimi due anni, della Ionio-Tirreno.

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