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Reggio, la guerra dei bar a Santa Caterina e le divergenze tra gruppi mafiosi

Nelle motivazioni del maxi processo “Gotha” il filone di indagine “Sistema Reggio”

La “guerra dei bar” a Santa Caterina. Cuore dell'accusa dell'inchiesta “Sistema Reggio”, lo scontro scandito da attentati dinamitardi per rilevare l’ex caffetteria “Malavenda” sul ponte della Libertà è approfondito nei motivi della sentenza “Gotha”. Due episodi - una bomba esplosa e un ordigno disinnescato da una coincidenza vista la miccia trovata bruciacchiata, ma spenta, dagli artificieri - legati allo storico bar “Malavenda”, nella fase della successione e del riavviamento dopo il passaggio di mano dai vecchi proprietari. Due avvertimenti mafiosi che la Procura antimafia inquadrò subito come una pagina di lotta intestina tra pretendenti-mafiosi.
Il Tribunale collegiale ne ripercorre gli scenari criminali: «Il teste Giordano Francesco, all'epoca dei fatti dirigente della V sezione della Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha coordinato l'indagine convenzionalmente denominata "Sistema Reggio" e ha riferito che la stessa trova la sua origine nei fatti criminosi verificatesi nella zona del quartiere di Santa Caterina, e in particolare nel duplice evento delittuoso che ha interessato l'allora bar Malavenda nel febbraio del 2014».
Per gli inquirenti due gruppi mafiosi in disaccordo: «Come ogni zona della città, all'indomani della seconda guerra di mafia - secondo quanto emerso dagli accertamenti giudiziari derivanti dai processi Olimpia, negli anni '90, e dal processo Archi, nonché dalle propalazioni di storici collaboratori di giustizia - era stato oggetto di un accordo di spartizione del territorio tra gli opposti schieramenti mafiosi, quindi quello condelliano e quello de stefaniano, in forza del quale ogni zona territoriale avrebbe avuto un referente di una famiglia criminale appartenente all'uno e all'altro schieramento. In particolare, per il quartiere di Santa Caterina la famiglia di riferimento dello schieramento de stefaniano era da individuare nella cosca Franco, mentre per quello condelliano nella famiglia Rosmini, che in quella zona vede come massima espressione i fratelli Stillitano».

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