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«La ’ndrangheta è la “mamma”: in Lombardia decideva Reggio»

Nelle motivazioni della sentenza “Gotha” la conferma della centralità decisionale

A Reggio, in Calabria, lo scettro del comando della ’ndrangheta. A Reggio e in Calabria doveva fare riferimento, rapportarsi, prendere ordini, ogni vertice di qualsiasi ramificazione delle cosche sparsa nel nord Italia. A rafforzare questo tema investigativo, come emerge dai motivi della sentenza “Gotha”, contribuiscono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Belnome, 51enne lombardo di Giussano (provincia di Monza) dal passato da “fedelissimo” e uomo d'azione delle 'ndrine del nord Italia (fino al 2011/2011 quando per sua dichiarazione decise di “saltare il fosso”).
Tra le tante dichiarazioni anche nell'attualità dell'indicazione della 'ndrangheta come “la mamma”. E ai magistrati delle Direzioni distrettuali antimafia di Milano e Reggio ne spiega il significato: «È come in un corpo il cuore, nel senso la ’ndrangheta è la Calabria, non può prescindere da essa, è nata lì e qualsiasi decisione storica dei rappresentanti delle tre province si decide tutto ed esclusivamente in Calabria. Nessuno può dare doti eccelse o prendere decisioni senza il benestare delle tre province. Milano e qualsiasi altra parte d'Italia è riconosciuta solo ed esclusivamente per i locali di appartenenza della Calabria, ma come riconoscimento c'è la Calabria».
Un approfondimento anche per chiarire come ogni dinamica della ’ndrangheta, dalle decisioni militari alle strategie degli “invisibili”, dovesse passare dal placet di Reggio e della Calabria: «Le doti conferite in Lombardia, in quanto non avevano nella copiata i rappresentati dei tre mandamenti della provincia di Reggio Calabria, avevano certamente un valore limitato, non riconosciuto dalla 'ndrangheta calabrese. Nunzio Novella, in quanto aveva una dote eccelsa, era ben consapevole di tale organizzazione e quindi la sua determinazione di operare autonomamente, senza il consenso della Calabria, corrispondeva ad un disegno separatista, imputabile, secondo il Belnome, alla megalomania che nel tempo il Novella aveva acquisito».

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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