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Reggio, architetto e tecnici compiacenti con la 'ndrangheta all'epoca dei lavori sulla “106”: assolti gli imputati

Vincenzo Capozza

È definitiva l’assoluzione, pronunciata dal Tribunale di Reggio Calabria (presidente Fabio Lauria, giudici a latere Flavio Tovani e Laura Palermo) nel processo “Bellu Lavuru 2”, a carico del direttore dei lavori Anas, Vincenzo Capozza (difeso dall’avvocato Gianpaolo Catanzariti), e dei tecnici della società Condotte, Claudio Giuffrida, Antonino D’Alessio e Stefano Paneduro (difesi dagli avvocati Paolo Tommasini e Luca Marafioti). Dopo un calvario giudiziario durato ben 9 anni e con una custodia cautelare sofferta per nove mesi in regime di “Alta sicurezza”, le motivazioni del Tribunale mettono nero su bianco sulla correttezza del loro operato per i lavori della variante di Palizzi della Statale Jonica “106”. Le indagini, condotte dalla Procura di Reggio Calabria, tese ad accertare le infiltrazioni nell’appalto ANAS delle cosche di ‘ndrangheta di Bova Marina, Palizzi e Africo, avevano ipotizzato la compiacenza, sino alla concorrenza con la ‘ndrangheta, dei tecnici di Condotte e dell’architetto Capozza.
Proprio sul crollo della galleria, ritenuto ascrivibile alle omissioni di tutti i tecnici Condotte e soprattutto del direttore dei lavori Anas, il Tribunale collegiale, richiamando la consulenza di alto valore scientifico predisposta dall’ingegnere Ulrich Hegg già all’indomani del crollo della galleria, ha evidenziato come fosse stato determinato da <un imprevedibile e non evitabile evento geologico> e non alle modalità esecutive del progetto.
Sull'assoluzione ha commentato l'avvocato Gianpaolo Catanzariti del Foro di Reggio: <Eravamo consapevoli, sin dalle prime battute delle indagini, che non vi fosse alcuna responsabilità professionale e penale dell’architetto Capozza nei fatti avvenuti nel cantiere di Palizzi. E lo avevamo rappresentato in ben tre interrogatori, due dei quali in carcere, resi al Pm e al Gip. Dispiace dover constatare come nessun altro giudice, succedutosi nella valutazione dei fatti, abbia messo in discussione l’accusa mossa al Capozza, per la quale ha pure trascorso nove mese di ingiusta carcerazione, pur in presenza di documenti ed accertamenti che ne dimostravano l’estraneità sin dall’inizio>.

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