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Gioia Tauro, “cancellare” la Ciambra: ecco la soluzione

Riunito in Prefettura un tavolo tecnico sul ghetto gioiese: obiettivo è fornire una vera alternativa ai 300 residenti

La Ciambra non è Arghillà: nel senso che nel ghetto gioiese, dal quale il regista Carpignano ha ricavato un Oscar, non esiste un grosso problema di sicurezza; piuttosto, è evidente una situazione di degrado, disagio ed emarginazione. Si tratta, perciò, di dare un’alternativa a quei residenti, circa 300 anime definite “rom” ma in pratica ormai stanziali, che, rispetto al passato, hanno acquisito consapevolezza, vorrebbero - eccome - emanciparsi e da quelle lande desolate andrebbero via anche subito.
Questione, dunque, di mancanza di opportunità che bisognerà fornire, soprattutto ai tanti minori che possono e devono essere integrati nel tessuto sociale della città. Affinché questo avvenga è necessario attivare al più presto un centro di aggregazione diurno in cui i bambini “rom” abbiano la possibilità di seguire un progetto di formazione e di svolgere attività extrascolastiche insieme ai loro coetanei più fortunati. Ciò, unitamente alla bonifica dell’intera area dai cumuli di spazzatura e dalle sterpaglie, che avverrà entro fine mese; al ripristino di un’ottimale viabilità e illuminazione pubblica che possa liberare le vie d’accesso al quartiere e alla manutenzione dei sotto-servizi, potrà restituire un briciolo di dignità ai residenti proiettandoli verso un riscatto che dovrà per forza passare da un’equa dislocazione.
È questa la sintesi delle risultanze al “tavolo Ciambra” convocato all’indomani del sopralluogo effettuato all’interno del ghetto dal garante regionale della Salute Anna Maria Stanganelli e dal sindaco Aldo Alessio, su input del movimento “Insieme per Gioia”, e presieduto ieri mattina a Palazzo del Governo da un viceprefetto, Stefania Caracciolo, particolarmente ispirato che ascoltando tutti gli intervenuti ha davvero centrato il cuore del problema.

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