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La Cassazione decide su Falcomatà, il pg chiede l'annullamento della condanna. In serata la sentenza

"Il reato è prescritto". Motivo, questo, per il quale il pg non ha potuto chiedere il rinvio del processo a una nuova Corte d’Appello. Il processo è nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione, che sarebbero avvenute senza bando, del Grand Hotel Miramare

Dovrebbe arrivare in serata la sentenza della Corte di Cassazione sul sindaco sospeso di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, principale imputato del processo «Miramare» e condannato in Appello a un anno di reclusione, con pena sospesa, per abuso d’ufficio. L’udienza si è appena conclusa e il sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte Roberto Aniello ha chiesto l’annullamento della condanna perché il reato è prescritto. Motivo, questo, per il quale il pg non ha potuto chiedere il rinvio del processo a una nuova Corte d’Appello.

Stando a quanto trapela, infatti, nel corso del suo intervento, il magistrato avrebbe spiegato che il fatto forse andava qualificato in maniera diversa e ci potrebbero essere dubbi sulla ricostruzione della vicenda che non possono essere fugati, in quanto il reato è prescritto. Se l’annullamento chiesto dal pg Aniello dovesse essere accolto dalla Cassazione, con la prescrizione del reato verrebbe meno la sospensione imposta a Falcomatà dalla legge Severino e il politico ritornerebbe a fare il sindaco del Comune di Reggio Calabria e della Città metropolitana.

Il processo «Miramare» è nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione, che sarebbero avvenute senza bando, del Grand Hotel Miramare. Nel 2015, l’immobile era stato concesso senza alcun bando pubblico all’associazione «Il sottoscala», riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella. Al centro delle indagini, infatti c'erano i presunti rapporti tra Falcomatà e Zagarella che, in occasione delle elezioni comunali del 2014, aveva concesso gratuitamente al sindaco di Reggio Calabria alcuni locali di sua proprietà per ospitare la segreteria politica. In Appello, Zagarella è stato condannato a sei mesi di reclusione così come il segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, l’ex dirigente del settore «Servizi alle imprese e sviluppo economico» del Comune, Maria Luisa Spanò, e sette ex assessori coinvolti nel processo «Miramare": Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Tutti, adesso, sono in attesa della sentenza della Corte di Cassazione.

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