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Inchiesta “Radici”: bancarotta e minacce aggravate dal metodo mafioso, concessi i domiciliari al gioiese Francesco Patamia

Francesco Patamia

È rimasto coinvolto lo scorso anno nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Bologna denominata “Radici”. Il Tdl nella giornata di ieri ha concesso i domiciliari a Francesco Patamia, originario di Gioia Tauro, accogliendo la richiesta degli avvocati Domenico Putrino e Fausto Bruzzone. L’indagato, accusato di bancarotta e minacce aggravate dal metodo mafioso, era stato arrestato nell’ottobre 2022. Patamia si trova, però, ancora detenuto nel carcere di Voghera in attesa che i carabinieri di Roma attivino nella sua abitazione il dispositivo di controllo con il braccialetto elettronico.
La procura, secondo quanto emerso dalle indagini, lo riterrebbero vicino alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro, perché aveva assunto alle sue dipendenze Giuseppe Maiolo, genero del boss Antonio Piromalli, per recuperare delle somme che alcuni clienti dovevano a Patamia per le sue sue attività di ristorazione nella zona di Cervia.
Le indagini era iniziate a seguito della segnalazione di alcuni commercianti. Patamia aveva fondato anche un partito politico, “Noi Moderati”, vicino al centrodestra, con cui si era candidato. L’indagato, il 3 ottobre scorso, si è sottoposto nel corso dell’udienza preliminare si è sottoposto a lungo interrogatorio condotto dalla Dda di Bologna. A seguito dell’interrogatorio gli avvocati Fausto Bruzzone e Domenico Putrino hanno avanzato richiesta di revoca misura che, nonostante il parere favorevole della Dda, era stata rigettata dal gup. Una richiesta che è stata accolta oggi dal Tdl che ha concesso i domiciliari a Patamia, il quale dal 23 febbraio 2024 dovrà affrontare il processo davanto al Tribunale di Ravenna.

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