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Gioia Tauro, processo “Provvidenza”: la Corte d'appello assolve i Piromalli. Reggono le accuse per gli altri imputati

Si ridimensiona ulteriormente l’accusa di aver continuato a gestire dal carcere il potente clan

Si è concluso l’appello del maxi processo “Provvidenza” con la sentenza emessa dalla Prima Sezione penale della Corte di Appello di Reggio Calabria (presidente Giancarlo Bianchi, consiglieri Elisabetta Palumbo e Cristina Foti) che ha confermato l’assoluzione di Giuseppe Piromalli cl. 45, difeso dall’avv. Domenico Infantino, che ha ulteriormente rafforzato la sentenza assolutoria producendo documentazione idonea a smentire il collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro (il quale aveva detto che Giuseppe Piromalli continuava a dare ordini dal carcere in merito alla vicenda delle trattative di vendita dei suoi terreni a Capo Vaticano tramite il figlio Antonio, che andava a trovarlo, indicando tuttavia un periodo nel quale Antonio Piromalli era anch’egli detenuto).
La corte di secondo grado ha poi accolto l’appello proposto da Antonio Piromalli cl. 39 (difeso dagli avvocati Francesco Nizzari, Domenico Infantino e Francesco Calabrese), condannato in primo grado alla pena di 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. In riforma, la Corte di appello lo ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Sono state confermate anche le assoluzioni di Francesco Cordì (difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Valerio Spigarelli), Michele Molè (difeso dall’avv. Domenico Alvaro), Nicola Comerci (difeso dagli avvocati Nico D’Ascola e Giovanni Vecchio), Maria Martino (difesa dagli avvocati Giuseppe Milicia e. Luca Cianferoni), Vittorio Minniti (difeso dall’avv. Guido Contestabile), Vincenzo Bagalà (difeso dagli avvocati Giuseppe Macino e Guido Contestabile), Domenico Barbaro (difeso dall’avv. Fabio Federico), Rocco Dato (difeso dagli avvocati Armando Veneto e Clara Veneto).
Sono state confermate infine le condanne relative a Girolamo Mazzaferro (difeso dagli avvocati Antonio Cimino e dall’avv. Andrea Alvaro), condannato in primo grado alla pena di 12 anni di reclusione per associazione mafiosa; Giuseppe Trimboli (difeso dall’avv. Guido contestabile) condannato in primo grado alla pena di 12 anni di reclusione per associazione mafiosa; Giuseppe Barbaro (difeso dagli avvocati Renato Vigna e Fabio Federico) condannato in primo grado alla pena di 12 anni di reclusione per associazione mafiosa; Teodoro Mazzaferro (difeso dagli avvocati Giuseppe Martino e Antonio Managò) condannato in primo grado alla pena di 15 anni di reclusione per associazione a delinquere, favoreggiamento di latitanti, procurata inosservanza di pena.

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