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Sanità, l’attesa (e la pazienza) infinita. Il quadro desolante delle strutture a Reggio e provincia

Dagli impegni disattesi alle occasioni sfumate: così i servizi per l’utenza diventano chimere

L’incendio all’ospedale di Tivoli, nel Lazio, riaccende i riflettori sulla situazione strutturale deficitaria dei presidi sanitari anche nella nostra area metropolitana. Il “viaggio” che proponiamo oggi ha un solo filo conduttore: l’attesa. Attesa per avere strutture moderne e funzionali, attesa per l’utilizzo delle ingenti somme che ci sono, attesa di servizi migliori. Riuniti non sicuri Partiamo dal più grande progetto in ballo da molti anni e che riguarda la realizzazione del nuovo ospedale Morelli. Sarebbe una svolta epocale per la sanità reggina e calabrese, con un finanziamento di oltre 200 milioni messo a disposizione dall’Inail. Un intervento che consentirebbe di superare la precaria situazione dell’ospedale.

L’attuale sede principale del nosocomio reggino non è a norma. Nonostante i molteplici interventi di ammodernamento messi in atto negli ultimi anni, la struttura resta vecchia in quanto è stata costruita nel 1920 e non è più in grado di gestire un afflusso di pazienti molto importante e che è in contante aumento rispetto al passato, vista la contestuale chiusura di molti presidi di medicina di prossimità nel territorio dell’area metropolitana. L’attesa dura da anni per il nuovo ospedale, ma ancora non sono state completate le procedure amministrative.
Gli sprechi dell’Asp Strutture fatiscenti, tanti soldi spesi, case delle comunità ancora non realizzate e fondi che vengono riproposti sistematicamente a ogni aggiornamento e approvazione del piano triennale delle opere pubbliche. Il quadro all’Azienda sanitaria provinciale è preoccupante. Il caso più emblematico arriva dalla chiusura di parte dell’ex ospedale “Scillesi d’America” a Scilla. Era il mese di settembre del 2022 quando l’allora commissario dell’Asp decideva la chiusura dopo le analisi di Invitalia propedeutiche all’affidamento dei lavori per la realizzazione della casa della salute, che avevano «confermato l’elevato livello di degrado delle strutture indagate, i cui valori di resistenza dei calcestruzzi sono molto al di sotto di quelli normativamente dovuti, tale da richiedere opere di restauro e di consolidamento necessari per riportare il livello di sicurezza ai requisiti minimi previsti dalle vigenti norme».

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