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Gioia Tauro, portuali al soldo della ’ndrangheta: il pm chiede 484 anni di carcere NOMI

Il processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta “Tre Croci”. Per la Procura antimafia sono da condannare tutti i 27 imputati. Nell’operazione erano state sequestrate 4 tonnellate di cocaina

Mano pesante della Procura antimafia di Reggio Calabria nel processo in abbreviato nato dall’inchiesta denominata “Tre Croci”. Il pm alla fine della sua requisitoria ha chiesto 484 anni di carcere per i 27 imputati accusati di narcotraffico al porto di Gioia Tauro. Le richieste sono giunte, nel pomeriggio di ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Reggio Calabria.

Le condanne chieste dalla Dda

Salvatore Bagnoli a 20 anni, Domenico Bartuccio 18 anni, Franco Barbaro 16 anni, Salvatore Bellè 6 anni, Rosario Bonifazi 20 anni, Vincenzo Brandimarte 20 anni, Antonio Bruzzaniti 8 anni, Bartolo Bruzzaniti 20 anni, Salvatore Cananzi 20 anni, Bruno Carbone 10 anni, Salvatore Copelli 20 anni, Alessandro Cutrì 20 anni, Salvatore Dell’Acqua 20 anni, Girolamo Fazari 20 anni, Santi Fazio 20 anni, Roberto Ficarra 20 anni, Domenico Gulluni 20 anni, Domenico Iannaci 20 anni, Rocco Iannizzi 20 anni, Raffaele Imperiale 10 anni, Vincenzo Larosa 20 anni, Domenico Longo 18 anni, Pasqualino Russo 18 anni, Antonio Sciglitano 20 anni, Antonio Sciglitano 20 anni, Nazareno Valente 20 anni, Antonio Zambara 20 anni.

Dopo la requisitoria del pubblico ministero, dalle prossime udienze toccherà alle difese discutere le posizioni dei singoli imputati, coinvolti nella maxioperazione coordinata dalla Dda reggina ed eseguita dal Comando provinciale della Guardia di finanza il 6 ottobre del 2022. Le arringhe difensive sono state calendarizzate dal gup distrettuale. L’ultima della quale è prevista il 22 aprile prossimo. In quella data si deciderà se saranno previste eventuali repliche dell’accusa. Subito dopo sarà fissata la data della camera di consiglio per la relazione della sentenza da parte del giudice reggino.
Tutti gli imputati coinvolti nella maxi inchiesta sono accusati, a vario titolo, di traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ’ndrangheta.

L’operazione “Tre Croci” è l’epilogo di complesse indagini della Procura antimafia, nel cui ambito sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza oltre 4 tonnellate di cocaina per un valore al dettaglio di circa 800 milioni di euro, condotte dal Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria. L’inchiesta ruota intorno al porto di Gioia Tauro e ha avuto come il filo conduttore il traffico internazionale di cocaina. Secondo quanto emerge dall’ordinanza, la droga arrivava nello scalo calabrese sulle portacontainer dall’America latina. Qui entravano in gioco i presunti operatori portuali infedeli che «si rapportavano – scrivono gli inquirenti nell’ordinanza – con i narcotrafficanti esteri e committenti dell’importazione per il compimento delle attività delittuose funzionali alle esfiltrazioni del narcotico, il trasporto fuori dall’area portuale e la consegna della sostanza».

 

 

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