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'Ndrangheta a Reggio, operazione "Gallicò": i prestiti a strozzo durante il periodo del Covid

Ricostruita la rete di usurai che sarebbe stata gestita da Carmelo Cartisano

«Io sono Carmelo Cartisano, invece, capisci ho diverse attività e mi so muovere, ho i miei rispetti, questo non vuol dire che non vali tu, ma non ti mettere a paragone con me... i miei giri, le mie cose ce l’ho io perché me li sono creati io negli anni, non per niente dormo fino alle dieci e tu ti devi alzare alla cinque per andare a lavorare, capisci che ti voglio dire?». Sono partiti da alcune intercettazioni i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e da lì sono riusciti a ricostruite un presunto giro di usura, nel quale Carmelo Cartisano sarebbe il perno. Nella conversazione con la sua compagna, il 44enne di Gallico sembrerebbe vantarsi della vita da criminale, dei soldi facili che gli consentono di svegliarsi alle dieci del mattino, invece di fare come la donna, che si deve svegliare alle cinque per andare a lavorare. Intercettazioni che fanno il paio con quelle in cui Cartisano discute con il fratello e il padre che gli chiedono lasciare perdere quella vita e lavorare onestamente. Ma il 44enne aveva idee diverse. Secondo i carabinieri, infatti, guidava un gruppo formato dagli indagati Giuseppe Furci, Pasquale Bilardi, Giovanni Bilardi, Antony Bilardi e Antonino Pellegrino. Con loro si incontrava tutti i giorni incassando «somme di denaro per poi riferire e in alcuni casi consegnare parte delle somme a Girolamo Ottavio Cartisano (zio Mommo) e a Davide Romano». Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il maggiore finanziatore del giro di usura.

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