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Operazione "Jo.Ti." a Reggio, la spavalderia nelle intercettazioni della gang della droga

«Ma, insomma, lo sai che io, anche se ho i miliardi, mi metto e traffico sempre». Criminali spavaldi ed attaccatissimi agli affari, e ai lauti proventi, della droga gli indagati di “Jo.Ti”, capi e gregari dell’organizzazione che deteneva, spacciava e trafficava sostanze stupefacenti in città e in alcune aree della provincia, sulla costa Viola e nel basso Jonio soprattutto.
Il profilo criminale del gruppo con base operativa e roccaforte a Reggio-città viene evidenziato dal Gup nelle motivazioni della sentenza (13 condanne nel processo-bis), che contempla anche la contestazione di avere «unitamente ad altre persone non identificate, costituito una associazione per delinquere - strutturata gerarchicamente e dotata di un efficiente livello di organizzazione e con carattere di stabilità - articolata in agguerrite consorterie criminali di narcotrafficanti, sovente “consorziate” tra loro, prevalentemente operanti tanto nella città di Reggio Calabria, quanto nei versanti Jonico e Tirrenico della stessa provincia, precipuamente dedite al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cannabis sativa (hashish e marijuana) cocaina e, più genericamente, volta all'effettuazione di una serie indeterminata di delitti in materia di sostanze stupefacenti, nel cui ambito tutti i partecipi erano pienamente consapevoli di contribuire - con le loro singole attività - alla realizzazione del fine comune della introduzione, trasporto, detenzione e vendita di stupefacenti delle indicate tipologie».
Spavaldi gli indagati (adesso imputati e condannati in primo grado) a tal punto da non usare alcuna, benchè minima, precauzione nelle conversazioni con acquirenti, fornitori e tossicodipendenti.

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