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Da Reggio Calabria a Roccella Ionica: il calvario dei pendolari sul binario unico

La Uil Calabria sul treno regionale per ascoltare i problemi dei viaggiatori. Viaggio lungo la tratta che si è fermata al 1900: «Ritardi, corse tagliate e convogli vecchi»

Capire quale siano i problemi dei cittadini, sondare con mano le loro necessità e cercare di promuovere proposte concrete per la loro risoluzione. È partita da questi presupposti la Uil Calabria per riprendere e rilanciare le questioni centrali della cosiddetta “Vertenza Calabria”, la piattaforma promossa dal sindacato per mettere insieme le problematiche che affliggono la nostra regione e che da troppo tempo ne minano lo sviluppo economico e sociale. In questo solco va inquadrata la decisione di salire su un treno regionale che percorre la fascia jonica reggina per mettere in risalto l’arretratezza del trasporto pubblico in questa porzione di Calabria e sentire dalla viva voce dei passeggeri quale siano i problemi che, tra le tante cose, limita il loro diritto alla mobilità.
La partenza dalla stazione centrale di Reggio Calabria è avvenuta alle 13.08, l'arrivo alle 14.41 a Roccella Jonica. La delegazione della Uil era guidata dal segretario generale calabrese Mariaelena Senese.

«L'obiettivo è riaccendere i riflettori sui ritardi e le esigenze più pressanti della Calabria - ha detto la Senese - ascoltando direttamente i nostri concittadini e le nostre concittadine. La nostra iniziativa ha preso il via affrontando la questione infrastrutturale, un problema cronico per la nostra regione, partendo a bordo di uno dei tanti treni regionali che servono i pendolari lungo la tratta ferrata jonica. Questo viaggio simbolico è partito da Reggio Calabria, su doppio binario e con rete elettrificata, per poi proseguire su corsia unica e senza elettrificazione da Melito Porto Salvo verso Roccella jonica».

Il viaggio su questo pezzo di territorio reggino è stato una sorta di metafora della Calabria, splendida e disastrata, una regione che vive di paradossi ed eccessi, di magia e miseria. E mentre i finestrini del nuovo convoglio elettrificato iniziano a proiettare le immagini di spiagge bellissime e case sparse senza troppo ordine, i viaggiatori raccontano le loro piccole “odissee” quotidiane, fatte di ritardi e inefficienze inspiegabili, di treni arcaici con due vagoni e corse tagliate senza nessuna comunicazione.
«Noi pendolari viviamo un grande disagio quotidiano - racconta una donna che all’ora di pranzo sta tornando a casa a Melito Porto Salvo -. Io viaggio tutti i giorni perché insegno in una scuola a Reggio Calabria. Negli ultimi mesi sono stati soppressi due treni al mattino e questo ha comportato che l'unico che viaggia verso Reggio, alle 7.01, è sempre strapieno. Si tratta di solito di una littorina con due vagoni. Inoltre i lavori tra Melito e Pellaro, lungo il tratto con un unico binario, con ogni probabilità di protrarranno oltre il termine già fissato, comporta un cronico ritardo nell'arrivo a Reggio. Di solito servono 22 minuti per fare Melito-Reggio, ma con il treno di ritorno alle 16.38, se ne impiegano 44, con sosta di 15 minuti o più a Pellaro».

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