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'Ndrangheta a Reggio, le mani degli Araniti sul voto regionale e comunale: 14 misure. Indagati Falcomatà e i consiglieri Neri e Sera

L’ipotesi di reato a carico di Falcomatà, Neri e Sera è scambio elettorale politico-mafioso. Per Neri e Sera, la Dda di Reggio aveva chiesto l’arresto, ma il Gip non ha accolto la richiesta. Nessuna richiesta, invece, era stata fatta per Falcomatà

Ci sono anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, del Partito Democratico, ed il capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale, Giuseppe Neri, tra gli indagati dell’inchiesta dell’operazione "Ducale" che stamattina ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari. Tra gli indagati figura inoltre il consigliere comunale di Reggio Calabria Francesco Sera, del Pd. L’ipotesi di reato a carico di Falcomatà, Neri e Sera è scambio elettorale politico-mafioso. Per Neri e Sera, la Dda di Reggio aveva chiesto l’arresto, ma il Gip non ha accolto la richiesta. Nessuna richiesta, invece, era stata fatta per Falcomatà. Il primo cittadino è indagato «per il reato ex art. 416 ter c.p.», sebbene nei suoi confronti, «non era stata avanzata richiesta cautelare non avendo ritenuto compiutamente integrati per lo stesso tutti i presupposti legittimanti».

In carcere 7 persone, 4 ai domiciliari e 3 con obbligo di presentazione. Tutti sono indiziati, a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

I NOMI

In carcere
Domenico Araniti detto "il duca";
Francesco Araniti detto "u parenti""
Giuseppe Barillà;
Nicola Dascola;
Antonino Princi detto "lo sceriffo";
Antonio Repaci detto "mimmo";
Carmelo Trapani detto "il tacchino".

Ai domiciliari
Pietro Araniti;
Daniel Barillà;
Antonino Modafferi detto "l'architetto";
Martina Giustra;

Obbligo di presentazione

Natale Corsaro;
Antonio Dascola;
Caterina Iannò.

Ad eseguire l'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Reggio Calabria - emessa su richiesta della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo diretta da Giovanni Bombardieri - i ROS con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori” Calabria.

L'egemonia della cosca Araniti a Sambatello: ingerenze nella conduzione della discarica

Le indagini, condotte dal ROS sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, si sono concentrate sulla cosca “Araniti”, egemone nel territorio di Sambatello (RC), ed avrebbero consentito di delinearne gli assetti, le attività estorsive in danno di appalti pubblici, l’ingerenza nella conduzione della discarica di “Sambatello” attraverso l’imposizione, alle ditte di volta in volta impegnate nella gestione dell’impianto, del personale da assumere e le relazioni con le omologhe consorterie criminali attive nei territori confinanti di Diminniti e Calanna. È stato inoltre documentato lo stringente controllo esercitato sul territorio che ha portato anche alla limitazione dell’attività venatoria nell’area agreste della frazione.

Corruzione elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria e del Consiglio Comunale di Reggio

Le investigazioni, avviate nel 2019, avrebbero inoltre permesso di acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni – presso alcuni seggi elettorali - per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria (nel 2020 e nel 2021, anno in cui sono state ripetute le consultazioni regionali dopo la morte prematura della presidente Jole Santelli) e del Consiglio Comunale di Reggio Calabria (nel 2020).

Il parente del boss e gli scrutatori compiacenti

In particolare Daniel Barillà, genero di Domenico Araniti (ritenuto esponente apicale dell'omonima cosca), con il fine di sostenere i candidati di interesse avrebbe alterato - con la complicità di scrutatori compiacenti - le operazioni di voto, procurandosi le schede elettorali di cittadini impossibilitati a votare ed esprimendo, in luogo di questi ultimi, la preferenza in favore di Giuseppe Neri e Giuseppe Sera. Un «favore» che, secondo la Dda, avrebbe consentito a Barillà di ottenere dagli stessi Neri e Sera nomine in enti pubblici come professionista esterno.

 

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