Assolto da accuse infamanti che a raffica gli erano state scaricate addosso, Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa, eletto nell’aprile del 2008 e arrestato insieme ad altri amministratori, all’alba del 3 maggio 2011 nell’ambito della maxi operazione antimafia “Circolo Formato”, continua a proclamarsi tuttora “perseguitato” dalla giustizia. E costretto ad affrontare processi a ripetizione.
Femia, lo ricordiamo, si è fatto ben 5 anni di carcere per accuse di associazione mafiosa e abvuso d’ufficio che sono finite completamente smontate dalla Cassazione (assoluzione “perché il fatto non sussiste”) . «La politica gioiosana è uscita assolta, – dice ancora con forza Femia – nel 2011 a Marina di Gioiosa con un’operazione di polizia che ha coinvolto altri amministratori risultati poi anche loro estranei alle accuse, è stato arrestato un sindaco innocente, un primo cittadino che come amministratore e come uomo, come stabilito anche dai giudici della Suprema Corte, stava amministrando il proprio comune in modo corretto. Una bruttissima vicenda, che ha stravolto la mia vita e quella della mia famiglia, arrecandomi anche danni economici incalcolabili e anni e anni di libertà che nessuno mai potrà restituirmi». «Ora, paradossalmente, – afferma Femia, di professione docente di Scienze motorie – dopo aver chiuso a mio favore la “partita” penale, mi ritrovo ancora a combattere in aule di tribunale per cercare di riavere, a livello amministrativo e lavorativo, quello che era mio e che, a torto, mi è stato tolto per via di interpretazioni di leggi sbagliate. Davvero un incubo che sembra non voler finire più: ma io non mi arrenderò mai».
Femia è infatti finito davanti al giudice del lavoro. Motivo? – racconta – Essersi opposto all’ingiusta sospensione stabilita dall’Ufficio scolastico regionale, che nonostante l’assoluzione lo ha messo in pausa dal ruolo, in una cittadina costiera della Locride, di docente, spedendolo a svolgere mansioni diverse lontano dalla sede in cui, prima dell’arresto, aveva sempre lavorato. Una sospensione, ha stabilito ora il Tribunale di Locri dopo due anni, ingiusta, tanto da imporre il pagamento di quell’anno e dieci mesi nei quali Femia è rimasto “parcheggiato” ingiustamente a casa. «Per venire a capo della situazione ho dovuto affrontare ben tre processi. Un accanimento incredibile contro di me. Ma alla fine ce l’ho fatta, ancora una volta».
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