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Il pentito e le vie della droga: tremano a San Luca e Platì

20070816 - SAN LUCA - REGGIO CALABRIA - POL - A SAN LUCA, IL PAESE DELLA FAIDA E DEL SILENZIO. Un carabiniere di guardia oggi a San Luca (Reggio Calabria). Una cinquantina di perquisizioni domiciliari a carico di altrettante persone ritenute vicine ai clan Nirta-Strangio e Vottari-Pelle coinvolti della faida nell'ambito della quale e' maturata la strage di Duisburg, in Germania, sono state compiute da Polizia di Stato e carabinieri nella notte a SanLuca. Alcune delle case controllate dalle forze dell'ordine sono risultate completamente disabitate. Non sono poche, infatti, le persone ritenute appartenenti ai due gruppi in lotta che hanno lasciato attivita' e abitazioni per trasferirsi altrove. In particolare questo fenomeno si e' accentuato dopo l'agguato del giorno di Natale del 2006 nel quale fu uccisa Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta, uno dei presunti capi della cosca, e ferite tre persone, tra cui un bambino.ANSA/FRANCO CUFARI/DRN

Il primo ha svelato la vasta rete di narcotrafficanti calabresi che avevano “colonizzato” mezza Europa movimentando quintali di cocaina da un paese all’altro. L’altro, sta spiegando agli inquirenti i canali di importazione della droga dall’America Latina al Vecchio Continente e quali sono le famiglie che stanno dietro alle importazioni. Una “breccia” sul mondo del narcotraffico l’aveva aperta qualche anno fa il rosarnese Giuseppe Tirintino, subito dopo il suo arresto da parte della Dda di Reggio Calabria. All’inizio del 2015 Tirintino era in Colombia mentre i suoi compari venivano arrestati uno dopo l’altro e cominciavano a pensare che lui fosse una spia. Gli restava una sola via d’uscita per evitare di essere ucciso: consegnarsi ai magistrati e cominciare a cantare. La stessa decisione presa da Vincenzo Pasquino subito dopo il suo arresto in Brasile il 24 maggio 2021 insieme a un altro mammasantissima del narcotraffico, Rocco Morabito. Nelle prime dichiarazioni rilasciate agli inquirenti appena estradato in Italia giustifica il motivo che l’ha portato a collaborare con la giustizia: «Il mio convincimento è maturato dopo avere preso contezza della volontà dei miei sodali reggini e (omissis) di abbandonarmi e addirittura di uccidermi». Il primo dei verbali firmati dal collaboratore, datato 28 marzo 2024 (appena sei giorni dopo il suo rientro in Italia dal Brasile) è quello con più omissis e riguardano la famiglia di ’ndrangheta a cui Pasquino si sarebbe legato tra il 2008 e il 2010.

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