Il primo ha svelato la vasta rete di narcotrafficanti calabresi che avevano “colonizzato” mezza Europa movimentando quintali di cocaina da un paese all’altro. L’altro, sta spiegando agli inquirenti i canali di importazione della droga dall’America Latina al Vecchio Continente e quali sono le famiglie che stanno dietro alle importazioni. Una “breccia” sul mondo del narcotraffico l’aveva aperta qualche anno fa il rosarnese Giuseppe Tirintino, subito dopo il suo arresto da parte della Dda di Reggio Calabria. All’inizio del 2015 Tirintino era in Colombia mentre i suoi compari venivano arrestati uno dopo l’altro e cominciavano a pensare che lui fosse una spia. Gli restava una sola via d’uscita per evitare di essere ucciso: consegnarsi ai magistrati e cominciare a cantare. La stessa decisione presa da Vincenzo Pasquino subito dopo il suo arresto in Brasile il 24 maggio 2021 insieme a un altro mammasantissima del narcotraffico, Rocco Morabito. Nelle prime dichiarazioni rilasciate agli inquirenti appena estradato in Italia giustifica il motivo che l’ha portato a collaborare con la giustizia: «Il mio convincimento è maturato dopo avere preso contezza della volontà dei miei sodali reggini e (omissis) di abbandonarmi e addirittura di uccidermi». Il primo dei verbali firmati dal collaboratore, datato 28 marzo 2024 (appena sei giorni dopo il suo rientro in Italia dal Brasile) è quello con più omissis e riguardano la famiglia di ’ndrangheta a cui Pasquino si sarebbe legato tra il 2008 e il 2010.
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