Sono 21 gli indagati della prima tranche dell'operazione “Gallicò”, l'indagine della Procura antimafia che ha colpito una delle presunte componenti mafiose di Reggio nord, chi avrebbe avuto un ruolo, almeno per chi è gravato delle imputazioni più pesanti, nelle dinamiche criminali di Gallico. Per gli inquirenti sarebbe una la direttrice d'accusa attorno a cui ruota l'indagine condotta (inizialmente parallelamente) da Squadra Mobile e Carabinieri: l'esistenza dell'associazione mafiosa a Gallico tra strategie per la scalata al potere della “locale”, gli emissari del racket delle estorsioni che scorrazzavano ovunque, gli imprenditori vessati costretti ad assumere parenti e fedelissimi di boss e picciotti e a rifornirsi solo dalle ditte indicate dai capizona, la disponibilità di armi, la sequenza di danneggiamenti ed intimidazioni, i prestiti a strozzo.
Escluso in questa fase il filone di indagine inerente il capitolo collegato alla cosiddetta “guerra” di ’ndrangheta a Gallico, e nello specifico l'agguato che nel 2019 eliminò dalla scena Francesco Catalano “Cicciu u bumbularo”. Il quadro delle accuse, a vario titolo, comprende i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni.
Inizialmente rispetto al maxi elenco da 60 indagati, furono 18 le persone colpite da misura cautelare (16 in carcere, 1 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione in caserma) con un quadro indiziario tratteggiato dal Gip con evidenti profili di pericolosità sociale.
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