Sono due i capitoli di indagine della stagione di guerra intestina per la scalata al comando della “locale” di ’ndrangheta di Gallico. La Procura antimafia ha deciso di separare le contestazioni collegate alla stagione delle fibrillazioni criminali con la fase delle sparatorie e degli agguati. Una decisione che si ricava dall'avviso conclusione indagini preliminari dell’operazione “Gallicò” firmato dai procuratori aggiunti Walter Ignazitto e Stefano Musolino, e dal sostituto procuratore antimafia Nicola De Caria: sono solamente 21 gli indagati della prima tranche dell’operazione della Procura antimafia che ha colpito una delle presunte componenti mafiose di Reggio nord. Ad oggi sono ventuno gli indagati - i quali avranno venti giorni di tempo a partire dalla notifica dell'atto per «presentare memorie, produrre documenti, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni, chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio» - quindi solamente coloro che secondo le conclusioni di Squadra Mobile della Questura e Carabinieri avrebbero avuto un ruolo, a vario titolo, nell'associazione mafiosa, e nelle scorribande per consumare estorsioni, usura, trafficare armi, intestazione fittizia di beni.
Viaggia separato il filone d'indagine che punta a fare luce su registi ed esecutori dell'omicidio eccellente di Francesco Catalano detto “Cicciu u bumbularu”, vittima di un agguato in inequivocabile stile 'ndranghetista poco dopo le ore 20 del 14 febbraio 2019. “Cicciu u bumbularu” fu sorpreso e ucciso sulla propria autovettura che aveva appena parcheggiato nel cortile della sua abitazione ad Arghillà. La “Scientifica” della Polizia di Stato, sulla scenda del crimine conteggiò sette colpi di pistola, «esplosi a distanza ravvicinata», che servirono ad eliminare un concorrente scomodo dei clan gallicesi.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia