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La droga di Milano e la mano della 'ndrangheta, quelle due pistole portate in Calabria: "Adesso cominciamo a sparare"

Rosario Calabria, vicino a uomini della cosca di 'ndrangheta dei Barbaro-Papalia, e Luca Lucci, il capo ultrà milanista, progettavano «di organizzare una batteria» armata per «prendere il controllo del mercato di Milano»

Islam Hagag, uno degli ultrà milanisti arrestati a fine settembre nell’inchiesta sulle curve di San Siro e che, come documentato da alcune foto sui social, era spesso in compagnia in passato anche di Fedez, avrebbe custodito nella sua abitazione a Cologno Monzese due pistole "con matricola abrasa" per conto "del gruppo di Milano". Armi che poi sarebbero state portate in Calabria.

Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Gdf di Pavia nell’inchiesta della Dda milanese su un maxi traffico di droga. Un trasporto di armi che si sarebbe «perfezionato» il 18 febbraio del 2021. «Gli puoi dire al nano per i ferri che me li scendo giù che devo fare danni», scriveva Antonio Gullì a Rosario Calabria, entrambi arrestati oggi nell’inchiesta. Il "nano" era il soprannome di Hagag (non arrestato in questa indagine), il quale prima di finire in carcere per l’inchiesta sulle curve era, come altri ultras rossoneri, amico di Fedez (il rapper non indagato in queste indagini).

"Iniziamo la guerra"

Nel luglio del 2020, come emerge da una delle chat rintracciate nell’inchiesta della Dda milanese e della Gdf di Pavia sul maxi traffico di droga, lo stesso Rosario Calabria, vicino a uomini della cosca di 'ndrangheta dei Barbaro-Papalia, e Luca Lucci, il capo ultrà milanista, progettavano «di organizzare una batteria» armata per «prendere il controllo del mercato di Milano» e per imporre il «monopolio nella vendita dello stupefacente». Così si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. «Fra a me lo dici che nel cervello ho solo guerra», scriveva Lucci a Calabria. E quest’ultimo rispondeva: «4 ferri arrugginiti ci sono ... cominciamo a fare danni (...) cominciamo a sparare». E Lucci: «Io rido ma ho la rabbia dentro ... tutti pagheranno (...) do per scontato che mi arresteranno (...) finché sono fuori faccio casino di brutto». E Calabria: «Io ci sono ... sposto la famiglia iniziamo la guerra».

L'agente pagato per le informazioni

Da una chat del settembre del 2020, poi, sempre tra Calabria e Lucci, è venuto fuori anche che Antonio Rosario Trimboli, arrestato, sarebbe stato «in grado di ottenere informazioni di prima mano da appartenenti alle forze dell’ordine». Lo stesso Trimboli, parlando con Antonio Gullì (arrestato) nel marzo 2021, avrebbe fatto riferimento anche ad «un agente della Dia che "passava informazioni" e che veniva pagato per questo».

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