
La scena si ripete da settimane, quasi fosse un rito oscuro. A Gioia Tauro, nella zona sud, al confine con Palmi segnato dal mitologico fiume Metauros, oggi Petrace, quando cala la sera e il sole lascia spazio all’afa notturna, una coltre densa si alza nell’aria. Non è nebbia, non è umidità: è fumo. Un fumo acre, che sa di plastica bruciata, di gomma, di rifiuti. Un fumo che costringe famiglie intere a blindarsi in casa, a preferire il caldo soffocante alle finestre aperte. Pizzica la gola, arrossa gli occhi, lascia l’aria irrespirabile. Ma soprattutto, cosa più inquietante, arriva a orari quasi precisi, si diffonde con costanza, e non ha un volto. Si sente la puzza, si vede la coltre, ma non si vede il fuoco.
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