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Dalla storia dei sindaci dell’Area Grecanica la riscoperta delle radici calabresi

«Il libro “Da Sant'Agata ad Amendolea. Sindaci dell'Area Grecanica dall’età moderna all'Unità d’Italia” rappresenta un esempio di storia locale che, per rigore scientifico ed efficace impostazione metodologica, riesce a porsi su un livello complementare rispetto alla storia generale, fornendo modelli interpretativi suscettibili di sviluppo».

È questa la lettura che il prof. Giuseppe Caridi, ordinario di Storia all'Università di Messina, offre dell'opera scritta a due mani da Francesco Biasi, avvocato patrocinante innanzi le giurisdizioni superiori, e da Giuseppe Chirico, docente di Storia dell’arte, Filosofia e Storia nei licei.

Unanime riconoscimento, nel corso della presentazione tenutasi nell'Aula consiliare di Motta San Giovanni (Reggio Calabria), al lavoro dei due autori e al bisogno di valorizzare le loro radici, ripercorrendo la storia amministrativa di una vasta area territoriale il cui comune denominatore è rappresentato dall’utilizzo della lingua grecanica.

Sindaci e governatori sono rinvenuti nelle fonti documentarie e schematizzati sotto forma di elenco, preceduti da brevi cenni storici sui luoghi di interesse, le cui vicende feudali sono ripercorse fino alle ultime intestazioni anteriori al 1806, anno dell’abolizione del sistema feudale nel regno di Napoli. Passaggio qualificante del lavoro è anche il richiamo al passato e alla memoria collettiva nel rapporto costante con il futuro.

«L’opera si inserisce in quella branca della storiografia che va sotto il nome di “erudizione probatoria”, il cui compito consiste nel ricercare tutto ciò che rimane del passato distinguendo il vero dall’apocrifo, perché possa nutrire il pensiero», sottolinea il professore Caridi, trovando la condivisione da parte delle diverse personalità che si ritrovano al tavolo di presidenza: il sindaco di Motta San Giovanni , Giovanni Verduci; l’assessore Enza Mallamaci; la presidente della Pro Loco Tiziana Cozzupoli, il prof. Saverio Verduci, l’editore Roberto Laruffa, che ha curato la pubblicazione dell’opera e che ribadisce «la valenza sociale di questioni che esprimono una forte identità calabresi».

Ancora, tra le presenze, quelle di Mons. Antonio Denisi; dei barone Arturo Nesci di Sant'Agata, studioso di genealogia e araldica e del marchese Antonio Ramirez, la cui famiglia è stata l’ultima titolare dei beni dell'Abbazia di San Giovanni Teologo (Evangelista), da cui prende il nome Motta San Giovanni.
Un passo indietro è opportuno e ci riporta ai vasti studi - nati in origine per altre pubblicazioni già edite - che i due autori hanno prodotto sulla zona comprendente Sant'Agata (città distrutta dal terremoto che colpì la Calabria nel 1783), Montebello, San Lorenzo e Bagaladi, Pentidattilo e Melito, Roccaforte, Condofuri, Roghudi, Amendolea.

Con l’ausilio di una vasta bibliografia, l’azione di raccolta e di analisi si è sviluppata su una serie di dati, molti dei quali provenienti dagli inventari notarili degli Archivi di Stato, dalla Cassa Sacra, dal Catasto onciario della metà del diciottesimo secolo, dai registri parrocchiali e dallo Stato Civile preunitario. In questo modo, gli autori hanno definito, unendo le loro ricerche, per ogni centro una breve storia corredata della indicazione della famiglie notabili del luogo e degli amministratori citati nelle fonti sino il 1861, aggiungendo in appendice gli stemmi noti di molte famiglie citate.

«Abbiamo in programma nuove pubblicazioni su queste aree con un approfondimento della storia feudale, sociale e religiosa», anticipano Chirico e Biasi, quest'ultimo già pronto a dare alle stampe un suo nuovo saggio su Motta San Giovanni.

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