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A Reggio l'emergenza Coronavirus si aggrava per le famiglie senza casa

Un dato su tutti: Reggio è la “capitale” italiana ed europea del rapporto tra case vuote e abitanti. Lo ripetono sempre le associazioni che compongono l'Osservatorio sul disagio abitativo, che in piena emergenza rilanciano l'allarme: «Restiamo a casa... D'accordo. Ma qui c'è chi non sa dove stare. Tutti ci raccomandano saggiamente di restare in casa per evitare il diffondersi del coronavirus. D'accordo. Ma il pensiero va a chi una casa non ce l'ha. E sale l'indignazione; accresciuta dalla consapevolezza che più della metà delle abitazioni cittadine resta vuota, mentre c'è ancora chi è costretto ogni notte a dormire per strada o alla stazione».

Vecchi problemi e nuove emergenze s'intrecciano nell'ennesima presa di posizione dell'Osservatorio (composto da associazione Un Mondo di Mondi, Csoa - Angelina Cartella, Società dei Territorialisti Onlus, centro sociale Nuvola Rossa, Comitato Solidarietà Migranti, Reggio non tace e Collettiva AutonoMia). «La disponibilità di alloggi - si legge in una nota - non serve solo a garantire un diritto per chi ne è sprovvisto, lo abbiamo ribadito più volte: il settore degli alloggi popolari ha una complessa utilità sociale». E proprio questo periodo di emergenza «sta facendo esplodere situazioni già critiche». Continuano le associazioni: «Le violenze domestiche si moltiplicano e per violenza intendiamo un'ampia categoria di episodi e condotte. In questi giorni di permanenza forzata si amplificano i soprusi e soggetti a rischio, come donne, bambini, infermi e anziani, divengono l'oggetto dello sfogo di frustrazioni e insoddisfazioni di vario genere. Avere un settore degli alloggi pubblici efficiente aiuterebbe a mitigare anche queste problematiche, niente affatto minoritarie come portato sociale rispetto al resto».

Lo sguardo è rivolto al Comune e agli asseriti ritardi accumulati negli anni in un settore delicatissimo: «Il Comune e le altre amministrazioni interessate dovrebbero dare un'accelerata ai programmi in atto, per fornire risposte tempestive ai molti soggetti che soffrono un enorme, quotidiano disagio. Innanzitutto bisognerebbe riallestire immediatamente il “rifugio” di Pietrastorta, per fornire un domicilio per pernottamento e prime necessità a chi è ancora costretto a dormire all'aperto. Accanto a questo bisognerebbe allestire una serie di “case rifugio” diffuse in città, ottenibili velocemente con la sistemazione di beni confiscati o contenitori vuoti, attualmente inutilizzati. Ancora, pure in regime di lavoro agile, è necessario che il Comune provveda a pubblicare al più presto la graduatoria per le domande di emergenza abitativa, che riguardano prima di tutto le famiglie già sfrattate ed i casi di violenza domestica. Queste famiglie oggi si trovano a subire coabitazioni violente ed ad essere ospiti di parenti in condizioni abitative di grave sovraffollamento che li espone al contagio». La fase pre-istruttoria di circa 300 domande sembra conclusa, ma «non si comprende come mai la commissione - accusa l'Osservatorio - non provvede a completare la valutazione e quindi ad effettuare la pubblicazione della graduatoria e l'assegnazione degli alloggi».

C'è poi la questione dei rapporti con il Governo. Il Comune è invitato a «sollecitare» affinché «venga siglato l'ultimo atto relativo allo sblocco della somma del Decreto Reggio ridestinata dopo apposita petizione popolare e deliberazione del Consiglio Comunale all'acquisizione di alloggi per uso sociale: ben undici 11 milioni e 100mila euro che potrebbero oggi soddisfare una parte importante del fabbisogno esistente».

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