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Gioia Tauro, il “cartello dei 7” scrive ai vertici Ue: salvare i porti

La battaglia contro le distorsioni dell’Ets coinvolge soprattutto la struttura della Piana: l’Italia rilancia la richiesta di correttivi con altri 6 Paesi

Il Porto di Gioia Tauro

I piani paralleli: si gioca tra la Calabria, Roma e Bruxelles la partita per il porto di Gioia Tauro. Ci sono la mobilitazione regionale, la ricerca di soluzioni a livello nazionale e soprattutto il pressing sulla Commissione Europea per una sostanziale modifica all’applicazione della normativa sulle emissioni che dal prossimo 1 gennaio rischia di mettere in crisi il sistema di transhipment favorendo i porti del Nord Africa. E a poco varrà il “freno” alla delocalizzazione delle attività su Port Said e Tanger Med previsto dal regolamento di esecuzione che identifica i “porti di trasbordo di container limitrofi”.
Mentre dalle parti di Gioia la tensione (e il livello di attesa) resta altissima, sul fronte europeo insiste con forza il governo Meloni. «È stata consegnata alla Commissione Europea una lettera sottoscritta dal vicepremier e ministro Salvini, unitamente al collega Pichetto Fratin e agli omologhi di Cipro, Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna, con la quale si chiede un intervento urgente a difesa della competitività dei porti mediterranei, specie quelli di transhipment», hanno fatto sapere ieri dal Mit. Ha aggiunto Salvini: «Si tratta di un intervento che dimostra la crescente capacità del governo italiano di coagulare il consenso in Europa a difesa della competitività economica contro scelte ideologiche e profondamente sbagliate».

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