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Ets, tutte le “minacce” per Gioia Tauro

Dal Marocco alla Turchia, passando per Egitto e Algeria: l’elenco di porti allo studio dell’Ue per scongiurare delocalizzazioni dei traffici

porto di gioia tauro

La sensazione è che, in un modo o nell’altro, la Commissione Europea riuscirà a trovare una exit strategy. Non sarà una “deroga” per Gioia Tauro e per gli altri porti messi a rischio dall’Ets, ma probabilmente l’atto d’esecuzione oggi allo studio a disinnescare la bomba ad orologeria della tassazione sulle emissioni a partire dall’1 gennaio 2024.
Troppo forti le (legittime) pressioni che arrivano da Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Malta e Cipro perché l’Ue tiri dritto senza alcun correttivo. Le nuove misure, infatti, non minacciano solo Gioia, che si trova in compagnia del Pireo in Grecia, di Sines in Portogallo, Algeciras e Valencia in Spagna, Marsaxlokk a Malta.
È stata l’europarlamentare dem e vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno a dare sbocco pubblico ad una delle strade che i tecnici stanno studiando: estendere il trattamento previsto dalla direttiva europea sulle emissioni inquinanti delle grandi navi anche ai porti del Nord Africa. E non solo a Port Said e Tanger Med, le due mega-strutture in Egitto e Marocco individuate da subito come scontata base di possibili delocalizzazioni dei traffici (e non a caso già inserite nell’elenco pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue dei “porti di trasbordo di container limitrofi”).
«Si può fare?» domanda però il commissario regionale della Lega Giacomo Saccomanno, che esprime più di un dubbio: «Come può l’Ue imporre a Stati non aderenti alla stessa di applicare una normativa emessa dalla medesima?». Dubbi sul tema anche dal commissario dell’Autorità portuale di Gioia, Andrea Agostinelli: «È da valutare la reale efficacia di un intervento di questo tipo».

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