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La 'ndrangheta a Gioia Tauro si affidava a palombari sudamericani per recuperare la droga in mare

Nel settore del narcotraffico, la cosca di 'ndrangheta oggetto d'indagine si ritiene abbia operato alleandosi ad una ramificazione internazionale non solo per approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina, ma anche per il successivo recupero in mare dello stupefacente e per la commercializzazione dello stesso. Sul punto le indagini hanno fatto emergere, nel 2019, la presenza in Italia di soggetti sud americani (quattro peruviani ed un colombiano, anch'essi destinatari della misura cautelare in carcere) due dei quali assoldati ed ospitati a Gioia Tauro con funzione di chimici e tre esperti palombari fatti giungere a Gioia Tauro per il recupero dello stupefacente in alto mare, in modo da ridurre i rischi connessi all'arrivo dei carichi di droga nel porto. Probabilmente i palombari erano appartenenti a reparti speciali di forze militari di paesi esteri. Secondo quanto rivelato dal direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, sono stati sequestrati due tesserini che permetterebbero di identificare due palombari come appartenenti alla Marina Militare peruviana. Dalle intercettazioni a carico di alcuni portuali livornesi, è emerso che, quando sorgevano problemi per esfiltrare la cocaina dal porto, la cosca impartiva ordini di gettare il carico di droga in mare dove sarebbe stato recuperato successivamente dai palombari

Su tale fronte le indagini hanno permesso di individuare l'arrivo di carichi di cocaina sia presso il Porto di Gioia Tauro che presso il porto di Livorno. Proprio nell'area portuale toscana, tra il 6 e 1'8 novembre 2019, venivano individuati e sequestrati complessivamente 430 panetti di cocaina, del peso, ciascuno, di 1100 grammi circa, occultati all'interno di una cavità di laminati in legno, spediti dal Brasile.

Sempre grazie alle risultanze delle attività tecniche di intercettazioni, il 25 marzo 2020, in una masseria di Gioia Tauro (per la quale il GIP ha disposto il sequestro preventivo), sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 500 kg di cocaina, anch'essi suddivisi in panetti di 1 kg circa.

A seguito dell'ingente sequestro veniva avviata una parallela e collegata inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, nel cui ambito sono emersi elementi che portano, allo stato, a ritenere che l'organizzazione finalizzata al narcotraffico si è avvalsa della complicità di alcuni portuali dello scalo marittimo livornese, che avrebbero avuto il compito di agevolare il recupero del carico di cocaina.

Sul punto il GIP del Tribunale di Firenze su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso una misura cautelare a carico di 14 soggetti, a cui è stata data esecuzione sempre nel corso della mattinata odierna.

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