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A Reggio l'inaugurazione dell'anno giudiziario tra quasi 8 mila processi pendenti e carenza di organico

Inaugurato a Reggio Calabria il nuovo anno giudiziario. La relazione introduttiva è toccata al presidente facente funzione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Bruno Muscolo. Il rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura presente alla cerimonia è il dottore Antonino Laganà (ex Giudice a Reggio).

Quasi 8000 i procedimenti pendenti

Numerosi i temi affrontato dal presidente Muscolo. A partire dai 7783 i procedimenti penali pendenti dinanzi alla Corte d’Appello del Distretto giudiziario di Reggio Calabria, di cui 197 di Direzione distrettuale antimafia, 27 dei quali con un numero maggiore di dieci imputati. Processi, come prospetta il presidente Bruno Muscolo, “che con l’istituto dell’improcedibilità, che pare essere sorto in ragione della inoperatività della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, trova la sua ratio quale unico rimedio per evitare il “fine processo mai”, e però – aggiunge - se si considerano le gravi ed allarmanti carenze di organico registrate negli uffici di secondo grado e, in particolare, in questa Corte d’Appello, gli effetti di questo istituto possono essere dirompenti, nel senso che potranno sopravvenire numerose pronunzie di improcedibilità per l’obiettiva impossibilità di celebrare i giudizi nei termini stabiliti”.

L'allarme sulla carenza di personale

Altro tema sensibile affrontato la carenza, atavica nel distretto giudiziario di Reggio, degli organici: 23 i giudici d’Appello in servizio rispetto ai 40 previsti dall’organico, “posti regolarmente banditi e rimasti vuoti, ed è indubitabile che l’anno in corso registrerà profondi cambiamenti nel sistema giudiziario, anche in virtù della cosiddetta riforma “Cartabia”, che inciderà sul modo di intendere la giurisdizione”. Il Presidente facente funzione, inoltre, ha posto in evidenza “le sopravvenienze mai diminuite, piuttosto incrementate in ragione di cronica carenza di organico, della sezione delle Misure di Prevenzione”, che ha emesso 19 ordinanze, patrimoniali e personali”, in un Distretto in cui “si registra, per ingiusta detenzione, la liquidazione degli importi complessivi più elevati registrati in ambito nazionale, con una pendenza di 300 procedimenti, vista la complessità dei processi alla criminalità mafiosa”.

La 'Ndrangheta condiziona le istituzioni

«Di particolare gravità sono state le risultanze investigative che hanno confermato come la 'Ndrangheta stringa relazioni di potere, manifestando pienamente la sua capacità di infiltrazione o condizionamento della sfera politica e istituzionale, eserciti l’impresa mafiosa interferendo sul mercato e condizionandone lo sviluppo locale; la 'Ndrangheta ha realizzato un sistema complesso, in cui la struttura militare, dedicata al controllo del territorio e alla consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, come l’estorsione e l’usura, è servente rispetto a quella economico-imprenditoriale, fatta non solo di imprenditori collusi, ma anche di commercialisti, avvocati, professionisti, che la sostengono, l’agevolano, la consigliano». E’ uno dei passaggi-cardine della Relazione del Capo della Procura distrettuale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

«La 'Ndrangheta - ha proseguito - non è soltanto una organizzazione criminale di tipo mafioso con caratteristiche e proiezioni internazionali, addirittura intercontinentali, ma è un ramificato sistema di potere, perfettamente modellato sulle caratteristiche dettate dall’art. 416 bis, comma 3, c.p.». Giovanni Bombardieri, inoltre, ha confermato «il forte interesse della 'Ndrangheta sul settore sanitario regionale trattandosi del maggiore capitolo di spesa regionale e garantendo, in particolare nel passato, la possibilità di alimentare un sistema clientelare di assunzioni che può garantire, ove gestito illecitamente, peso politico e strumento di scambio del favore elettorale/'ndranghetistico: ciò che risulta, ancora una volta confermato anche alla luce di recenti operazioni giudiziarie (vedi ad es. op. «Inter nos") che hanno riguardato fenomeni corruttivi e di infiltrazioni 'ndranghetiste nelle forniture di beni e servizi con il collaudato, preoccupante, sistema della proroga degli affidamenti».

Gli stupefacenti attività primaria delle cosche

Sempre confermato per Giovanni Bombardieri, è il rilievo dei traffici di stupefacenti quale attività principale delle cosche di 'ndrangheta: «Ancora oggi possiamo dire che il core business della 'Ndrangheta risulta essere il traffico internazionale di cocaina. Le cosche della provincia di Reggio Calabria mantengono rapporti privilegiati con i principali gruppi fornitori di cocaina in Sud America e con gli emissari di questi in Europa, in particolare in Olanda, Spagna e Germania. La presenza di fiduciari e broker delle cosche in quei territori rappresenta uno degli aspetti meglio documentati dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che hanno condotto anche all’arresto di latitanti di elevatissima caratura, da anni stabilmente residenti in Centro e Sud America. Ed infatti sul fronte del contrasto al traffico internazionale di stupefacenti una rilevanza essenziale assume l’attività di indagine presso il Porto di Gioia Tauro la cui centralità nelle rotte intercontinentali è inequivocabilmente documentata, appunto, dagli ingenti quantitativi di sostanza stupefacente di tipo cocaina sequestrata dalla Guardia di Finanza e dalla Agenzia delle Dogane nell’ultimo anno». Il capo della Procura distrettuale, ha anche evidenziato come talune indagini «hanno scongiurato il rischio di sanguinosi conflitti dovuti alle fibrillazioni registrate nelle indagini e finalizzate a consolidare nuovi assetti criminali per il controllo del territorio e degli affari illeciti collegati». Esaminando il rapporto 'Ndrangheta-impresa, Bombardieri sostiene che «in ogni caso deve comunque confermarsi come ancora, purtroppo, non si assista ad una più generalizzata presa di posizione in termini di denuncia alle Autorità preposte delle richieste estorsive da parte delle vittime, per cui spesso si viene a conoscenza di gravi episodi di estorsione solo ed esclusivamente sulla base e nel corso di indagini nel cui ambito emergono chiaramente gli episodi di richiesta di pizzo sotto forma di somme di denaro o, sempre più spesso, di assunzioni o di imposizione di forniture di beni, cui vengono sottoposti vari imprenditori».

(Foto di Attilio Morabito)

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