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'Ndrangheta nella Locride, le cosche che “controllavano” il porto di Anversa FOTO ARRESTATI

Fiumi di cocaina smerciata in Europa (per l’Italia in punto di “approdo” era il Porto di Gioia Tauro) appunto attraverso lo scalo di Anversa

Il mega porto di Anversa, in Belgio, vero e proprio snodo marittimo in Europa “a disposizione” della ‘ndrangheta e, in particolare, dei potenti e ramificati, clan della criminalità organizzata della Locride, area della provincia reggina dove, alle falde dell’Aspromonte, hanno da sempre operato e operano le cosche più pericolose e ricche del crimine organizzato. È quanto è emerso dall’articolata indagine avviata in Belgio nel 2018 che all’alba di mercoledì scorso è sfociata nella maxi operazione anticrimine e antidroga denominata “Eureka”.
Una parte importante della poderosa e corposa inchiesta coordinata in massima parte dalla Dda reggina e sviluppata sul campo dagli investigatori dei carabinieri del Ros, ha a che fare con un vastissimo traffico di droga proveniente dal Sud America. Fiumi di cocaina smerciata in Europa (per l’Italia in punto di “approdo” era il Porto di Gioia Tauro) appunto attraverso lo scalo di Anversa. In Belgio, oltre a vari sequestri di stupefacenti per un valore di decine di migliaia di euro, sono stati eseguiti 13 provvedimenti di fermo emessi dalle autorità giudiziarie. Per sette di di queste persone, accusate di avere legami con le cosche calabresi nelle attività di narcotraffico e riciclaggio del denaro “sporco”, sono già arrivate anche le richieste di consegna alle autorità italiane. Tra i sette finiti nel carcere belga di Hasselt, figura il calabrese – trapiantato da anni in Belgio – Lucio Aquino, 61 anni, originario di Torano Castello, in provincia di Cosenza, secondo di sei fratelli, l’ultimo dei quali, Silvio, cadde in un agguato mortale nel 2015, all’età 40 anni, in Belgio. Per gli inquirenti italiani e belgi sarebbe ora lui, Lucio, uno dei maggiori e più fidati referenti di alcuni clan della Locride in materia di traffico di droga.
Secondo quanto evidenziato nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Caterina Catalano, e stando alle indagini svolte dai carabinieri del Ros e dalla polizia belga, Lucio Aquino, come scritto anche da alcune testate giornalistiche belghe, era già finito nel mirino per un altro caso legato al traffico di droga. «Nella nuova inchiesta italobelga – è stato scritto in diversi articoli pubblicati in queste ultime 48 ore in Belgio – si ipotizza che Aquino abbia organizzato dal carcere il contrabbando di droga dal Sud America» grazie a un telefono criptato Sky Ecc «con il quale poteva tenersi in contatto con il mondo esterno». Proprio il sistema telefonico che consentiva alle bande criminali di comunicare in codice e al riparo delle intercettazioni è al centro dell’inchiesta partita dalla provincia del Limburgo, nel Belgio nord-orientale, dove nel 2018 emersero i primi elementi che hanno convinto le autorità locali ad aprire un’inchiesta per narcotraffico. Il sistema era stato “craccato” prima del sequestro di 2,7 tonnellate di cocaina ad Anversa Il primo grande passo in avanti nelle indagini è infatti arrivato a marzo del 2021, quando le autorità belghe sono riuscite a intercettare Sky Ecc e, pertanto, sequestrare nell’immediato diverse tonnellate di cocaina al porto di Anversa per un valore totale stimato in circa 1,4 miliardi di euro.

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