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Viaggio nei tesori di Calabria. Il Castello di S. Niceto, terrazza sul Mediterraneo FOTO | VIDEO

A oltre 600 metri d'altitudine tra lo Stretto di Messina e l'Aspromonte, in cima ad un ripido colle a forma di tronco di cono, il castello di San Niceto domina uno scenario panoramico di una bellezza che lascia senza fiato. Siamo nel comune di Motta San Giovanni nella Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Visitarlo stimola i richiami del passato, quando all'interno della cinta muraria fremeva l'attività di uno dei meglio attrezzati fortilizi dell'intera Calabria. Ma nello stesso tempo una visita a San Niceto offre la scoperta di bellezze naturali straordinarie, con panorami che spaziano sulle ultime propaggini aspromontane fino a Capo D'Armi, sull'Etna e sullo Stretto di Messina.

Risalente al periodo bizantino, la fortezza di S. Niceto rappresenta un raro esempio di architettura alto medievale in Calabria. Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al mare. Oggi restano ben visibili le mura di cinta, in parte franate, ma in certi tratti quasi intatte, la porta d'ingresso con le due torri quadrate e resti di altre torri ed alcuni ruderi all'interno delle cinta, come quelli di un'imponente cisterna per la raccolta dell'acqua.

La storia

Il castello fu costruito come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina, in seguito all'intensificarsi delle scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane. Con il passaggio della Calabria sotto il dominio dei Normanni, che conquistarono la fortezza intorno all'anno 1050, tale struttura fu ristrutturata ed ampliata con l'aggiunta di alcune torri rettangolari. Da questo momento vennero scritti documenti che ne danno notizia.

Nel corso del XIII secolo il castello divenne il centro di comando del fiorente feudo di Sant'Aniceto che nel 1200 fu tormentato dalle guerre tra Angioini ed Aragonesi che si avvicendavano sul territorio reggino e, come molte altre zone della Calabria, passò in diverse mani; nel 1321 fu consegnato agli Angioini. Nel 1434 Santo Niceto diventa baronia e domina sui territori di Motta San Giovanni e Montebello (un riferimento antecedente a Motta San Giovanni si trova in un documento del 1412). Con il passare del tempo San Niceto perse progressivamente potere entrando in conflitto con la città di Reggio e per tale motivo fu distrutto nel 1459 dal duca Alfonso di Calabria. San Niceto dunque cadde definitivamente per mano dei Reggini appoggiati dagli Aragonesi, definitivi vincitori della secolare lotta contro gli Angioini. In un documento del 1604 Santo Niceto è detto appartenere alla Baronia di Motta San Giovanni.

Una fortezza ancora troppo "nascosta"

Come tanti altri luoghi con un grande potenziale turistico-culturale, il castello di San Niceto vive praticamente nell'"ombra". Arrivati sulla SS 106 all'imbocco del bivio direzione Motta San Giovanni non c'è traccia di alcuna segnaletica del castello. E la mancanza di segnali e cartellonistica è una costante lungo tutto il percorso che porta a Motta. Sotto l'aspetto della promozione e della valorizzazione dell'offerta c'è ancora da fare tanto. Da pochi mesi alla guida della Pro Loco c'è Tiziana Cozzupoli e tra i suoi primi obiettivi vi è quello di allargare il campo dell'attenzione su San Niceto e sulle altre attrazioni presenti in tutto il territorio comunale. La Cozzupoli punta molto su un turismo a 360° tra storia, enogastronomia e percorsi studiati sul territorio tra trekking e passeggiate nei pressi della fortezza di San Niceto. Un luogo ancora troppo poco conosciuto, come testimoniato anche da Stefano, ingegnere reggino trasferitosi a Milano da piccolo: "Sono di Reggio, trascorro le mie vacanze ogni anno qui e non sapevo di avere a due passi questa autentica meraviglia. Un pò per colpa mia che magari non mi sono documentato, un pò perchè il luogo non è pubblicizzato come dovrebbe essere. Noi qui in Calabria potremmo davvero vivere solo di turismo e stando qui adesso al castello davvero mi viene la voglia di trasferirmi qui e provare a valorizzare il più possibile questi luoghi".

Non solo San Niceto: a Motta ecco anche lo splendido Antiquarium

L’Antiquarium Leucopetra, posto all’interno del restaurato palazzo ex caserma della guardia di Finanza a Lazzaro, custodisce tutti i reperti archeologici rinvenuti nel territorio del comune di Motta San Giovanni.
E' qui che alcuni volontari del servizio civile stanno animando le attività della Pro Loco presieduta da Tiziana Cozzupoli ed è qui che uno di loro, Antonio, sta sviluppando un progetto denominato "L'ecoturismo in Calabria nei beni culturali e antropologici". Ma a presentarci le opere che caratterizzano l'Antiquarium è l'architetto Carmen Capola, da sempre vicina alla realtà culturale di Corso Italia a Lazzaro.
Tra le sale del museo è possibile ammirare i reperti provenienti da scoperte fortuite, tra cui risaltano quelli della stipe dello Stretto della Ferrina (III sec. a.C.) dedicata al culto di Demetra, e rinvenimenti effettuati durante gli scavi archeologici all’interno della fortezza di San Niceto. Il fiore all’occhiello del museo, però, risultano essere senza dubbio i resti di una Villa Romana con Mausoleo e quelli di un abitato tardoantico del II-III sec. d.C.

La lucerna giudaica

Di particolare interesse storico artistico è anche una lucerna giudaica del IV/V secolo d.C. decorata a stampo con il simbolo della menorah, rinvenuta il secolo scorso a Lazzaro, a testimonianza della presenza ebraica già nell’antica Leucopetra.La lucerna è tornata ad essere esposta all’Antiquarium dopo che, dal 13 dicembre 2017 al 16 settembre 2018, è stata protagonista al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara nell’ambito della mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”.

I 109 quadri di Lear

 

 

 

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